Smartphone e tunnel carpale. Non solo mouse e tastiera. Anche un uso eccessivo dei dispositivi elettronici portatili come lo smartphone può causare la sindrome del tunnel carpale, dando problemi al nervo mediano che passa attraverso il canale carpale del polso. Lo dimostra un piccolo studio del Politecnico di Hong Kong, pubblicato sulla rivista Muscle & Nerve. Finora si pensava che fosse un problema che colpisse soprattutto impiegati che usano molto il personal computer e soprattutto il mouse. Ora l’abitudine di chattare con il cellulare o scrollare le immagini sui social network possono rappresentare un fattore di rischio.
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Smartphone e tunnel carpale: cosa dice lo studio?
I ricercatori hanno esaminato 48 giovani studenti universitari di età compresa fra i 18 e i 25 anni, abituati a utilizzare per molte ore al giorno dispositivi tecnologici di ogni tipo. Molti dei partecipanti non lamentavano i classici sintomi del tunnel carpale (come formicolii e “addormentamento” di pollice, indice e medio). Manifestavano però dei dolori a livello di mano e polso. Le loro condizioni sono state quindi accertate con un esame fisico degli arti superiori e l’ecografia.
Ci vuole polso
I risultati delle analisi hanno dimostrato che l’uso prolungato dei dispositivi elettronici portatili (pari o superiore alle cinque ore al giorno) si associa ad un appiattimento e allargamento del nervo mediano che gioca un ruolo cruciale nella sindrome del tunnel carpale. Effetti sono stati osservati anche a livello del legamento trasverso del carpo, con dolori alla mano e al polso, formicolii e dita addormentate.
Bambini e adolescenti a rischio
«Con un precedente studio su 500 studenti – spiega il ricercatore Peter White – abbiamo scoperto che il 54% degli utilizzatori più assidui e il 12% di quelli meno esagerati riportavano sintomi muscoloscheletrici legati all’uso dei dispositivi elettronici». Questo nuovo studio, condotto su un campione più ristretto di studenti, «dimostra che l’uso eccessivo può associarsi ad un. Quindi è necessario vigilare e monitorare i giovani, soprattutto bambini e adolescenti che sono meno capaci di autocontrollarsi».
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