Oltre al coronavirus e ai nuovi ceppi influenzali, il Virus Respiratorio Sinciziale è un pericolo da non sottovalutare, soprattutto per bambini piccoli e anziani.
Si tratta di un virus che circola con più frequenza durante la stagione fredda (in genere da novembre ad aprile), tanto da causare spesso epidemie, specie nei bambini sotto i due anni. Si trasmette principalmente per via aerea, come il coronavirus e i virus influenzali.
Nelle ultime giornate molti Pronto Soccorso italiani sono presi d’assalto da genitori preoccupati con figli che hanno difficoltà respiratorie e febbre alta. La situazione più complicata a Milano. Alcuni ospedali del capoluogo lombardo non riescono a reggere la pressione. Anche a Roma molti si stanno dirigendo verso le strutture di emergenza per lo stesso motivo.
In questo articolo
Come ci si contagia?
Una persona può infettarsi inalando le goccioline di saliva o di muco emesse da un individuo infetto mentre starnutisce, tossisce o parla. Il contagio, però, può avvenire anche in maniera indiretta, toccando oggetti utilizzati dal malato e poi portandosi le mani alla bocca, agli occhi o al naso. Il VRS, infatti, sopravvive fuori
dall’organismo per diverse ore e si diffonde facilmente negli ambienti chiusi e affollati, come asili, scuole, uffici, ambulatori, negozi.
Qual è il periodo di incubazione?
Il periodo di incubazione, ossia il tempo che intercorre tra il contagio e la comparsa dei sintomi, è di quattro-sei giorni. La prima infezione non rende completamente immuni, per cui ci si può riammalare più volte nel corso della vita.
Da adulti in genere i sintomi sono lievi, attenzione a neonati e anziani
«Fortunatamente, nella maggior parte dei casi il virus causa un’infezione lieve che non deve destare preoccupazione. Non va però sottovalutato perché rappresenta un pericolo concreto per due categorie che hanno più probabilità di sviluppare una forma grave di malattia: i neonati sotto l’anno di età, e in particolare sotto i sei mesi di vita, e le persone anziane con più di 60 anni». Antonella Castagna è primario dell’unità di malattie infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e direttore della scuola di specializzazione in malattie infettive e tropicali presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Virus Respiratorio Sinciziale: perché è pericoloso per i bambini piccoli?
I lattanti hanno un sistema immunitario ancora impreparato a rispondere alle aggressioni virali. A forte rischio sono anche i nati prematuramente e i bambini che presentano altre malattie, come patologie polmonari croniche, cardiache e neuromuscolari.
Cosa succede quando il virus colpisce gli anziani fragili?
Per quanto riguarda gli anziani, la maggiore vulnerabilità dipende dal declino dell’immunità correlato all’età e dalle possibili condizioni di patologie concomitanti: i più fragili sono quelli che soffrono di altre malattie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattie cardiache e malattie sistemiche.
Le complicanze: bronchiolite e polmonite
Dipendono molto dalle condizioni generali di salute della persona colpita.
Persone sane
Nelle persone sane, in genere, il virus respiratorio sinciziale causa un’infezione lieve delle vie respiratorie, che si manifesta con:
- rinorrea (ossia naso che cola),
- starnuti,
- tosse,
- stanchezza,
- malessere,
- a volte febbre,
- dolori muscolari.
I sintomi sono destinati a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno.
Nelle persone fragili ci possono essere conseguenze anche serie
Nei casi più seri e nelle categorie a rischio possono subentrare anche delle difficoltà respiratorie. La persona è in affanno, respira più velocemente ed emette il caratteristico sibilo o fischio. Inoltre può avere una tosse più
persistente e profonda.
Significa che l’infiammazione è diventata più importante e le vie respiratorie si sono ristrette o compresse, arrivando a ostacolare il flusso d’aria. «Il VRS, infatti, è uno dei principali virus che può provocare bronchiolite e polmonite», continua l’infettivologa.
La bronchiolite
«Nel caso della bronchiolite, il processo infiammatorio arriva a interessare i bronchi e i bronchioli, le piccole diramazioni terminali dei bronchi all’interno dei polmoni. In questo modo aumenta la produzione di muco e ostruisce le vie aeree».
La polmonite
«Nella polmonite, invece, sono coinvolti entrambi polmoni in modo diffuso. Sono malattie da non sottovalutare perché possono evolvere in maniera seria, fino a richiedere il ricovero in terapia intensiva».
La metà dei neonati che si ammala svilupperà l’asma
I dati epidemiologici suggeriscono che il 50-60% dei neonati che è stato ricoverato per virus respiratorio sinciziale presentano episodi di broncospasmo fino all’età scolare e successivamente sviluppano l’asma. Le cause non sono note, anche se sembra che di base ci sia una predisposizione genetica a sviluppare malattie respiratorie, su cui intervengono poi vari fattori.
Virus respiratorio sinciziale: quando rivolgersi al medico
A quali segnali fare attenzione, dunque, e quando rivolgersi al medico? «Le difficoltà respiratorie, e in particolare il sibilo, sono sempre campanelli d’allarme importanti che devono spingere a richiedere un consulto, in maniera urgente se si tratta di neonati e anziani», risponde il pediatra.
«Nei bambini occorre prestare attenzione anche al:
- respiro molto veloce
- o, al contrario, alle pause respiratorie,
- ai rientramenti a livello intercostale (avvallamenti della cute tra le coste che compaiono durante l’inspirazione: i polmoni hanno difficoltà ad espandersi per cui risucchiano la cute tra le costole),
- alla dilatazione delle narici,
- al calo dell’appetito.
Se non si interviene tempestivamente si possono avere anche disidratazione, con riduzione del flusso di urine e mancanza di lacrime e saliva, e un colorito bluastro per diminuzione dell’ossigenazione del sangue».
Esistono terapie efficaci per il virus respiratorio sinciziale?
I trattamenti variano a seconda dei casi. Quando l’infezione non interessa bronchi, bronchioli e polmoni e la persona non è a rischio, in genere si attende che si risolva spontaneamente. Eventualmente si può ricorrere a farmaci sintomatici, come antipiretici per la febbre e, raramente, sedativi per la tosse.
Antibiotici non hanno effetto sul virus
Non esistono, infatti, terapie specifiche per il virus respiratorio sinciziale. Gli antibiotici non servono, a meno che non sia subentrata una sovra-infezione batterica o non siano presenti determinate condizioni (come una compromissione immunitaria).
Nelle situazioni più serie, quando sono subentrate bronchiolite o polmonite, sarà il medico a valutare come procedere.
Come curare a casa un bambino con sintomi da lievi a moderati
«Per esempio, un bambino senza difficoltà respiratoria, che riesce ad alimentarsi e a bere correttamente ed è ben ossigenato va trattato a domicilio con:
- frequenti lavaggi nasali,
- aspirazione delle secrezioni respiratorie,
- terapia aerosolica con soluzione ipertonica,
- nelle forme più gravi possono essere utilizzati broncodilatatori e/o cortisonici, ovviamente sotto indicazione del pediatra.
Virus respiratorio sinciziale: quando andare in Pronto Soccorso?
Se ci sono difficoltà respiratorie e disidratazione può rendersi necessario il ricovero in ospedale per fornire assistenza respiratoria, con supporti come mascherine e cannule, e per idratare tramite flebo. I pazienti
più gravi possono aver bisogno del ricovero in terapia intensiva.
I farmaci preventivi
La miglior arma contro il virus respiratorio sinciziale è rappresentata dalla prevenzione. Per i bambini ad alto rischio è disponibile il farmaco palivizumab. Si tratta di un anticorpo monoclonale che impedisce al virus di penetrare nelle cellule di bronchi e polmoni e riduce la gravità della eventuale malattia e ricovero. In genere viene somministrato mensilmente dal tardo autunno alla primavera, con iniezioni intramuscolari.
Le linee guida raccomandano che tutti i neonati ad alto rischio per elevata prematurità o presenza di malattie cardiache, polmonari o neuromuscolari e altre malattie debilitanti ricevano questo farmaco.
A breve dovrebbe essere approvato anche nirsevimab, un altro nuovo anticorpo monoclonale che rispetto palivizumab ha il vantaggio di prevedere un’unica somministrazione.
Esistono vaccini?
«Sono poi allo studio diversi vaccini, alcuni rivolti agli anziani fragili e altri alle donne in gravidanza. Questi ultimi agiscono stimolando il sistema immunitario materno allo scopo di produrre grandi quantità di anticorpi che possono essere trasmessi al nascituro», aggiunge l’esperto.
Le buone abitudini che aiutano
La prevenzione passa anche attraverso l’adozione di alcune norme comportamentali.
- Per proteggere i soggetti fragili, e in particolare i lattanti, è bene lavarsi sempre le mani con acqua e sapone prima di entrare in contatto con loro,
- evitare di portarli in luoghi chiusi troppo affollati, come i centri commerciali,
- non esporli al fumo passivo,
- proteggerli per quanto possibile dallo smog,
- eseguire tutte le vaccinazioni consigliate sia per la prima infanzia sia per l’età anziana (antinfluenzale e antipneumococco in primis) per non indebolire l’organismo con altre malattie,
- se si è raffreddati, mantenersi a una certa distanza, evitare i contatti ravvicinati e magari indossare la mascherina,
- se possibile, allattare al seno i piccoli: il latte materno contiene anticorpi contro numerosi agenti infettivi e riduce il rischio di infezioni gravi da VRS e di ospedalizzazione per bronchiolite.
Together Against RSV
Proprio per accrescere la consapevolezza dei neogenitori su questo virus Sanofi, con il patrocinio di Società italiana di pediatria, Società italiana di neonatologia e Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica ha promosso la campagna Together Against RSV, che si si sviluppa online, sui social network, ma
anche sul territorio, grazie a una capillare distribuzione di materiali informativi negli ambulatori pediatrici e nei centri vaccinali.