Ho sempre sofferto di dolori mestruali. Ma non avevo mai provato fitte al basso addome così atroci da non riuscire a stare in piedi e da pensare di svenire.
Ho iniziato a stare male
Era il 2013 quando ho riscontrato per la prima volta i sintomi dell’endometriosi, malattia abbastanza frequente che purtroppo a volte crea anche problemi di infertilità, ma la diagnosi l’ho ricevuta tempo dopo. Sola in casa, in preda al panico, ho chiamato l’ambulanza. Nel tragitto al pronto soccorso confesso di aver pensato al peggio, perfino a un tumore. Dalle analisi, però, non è emerso nulla di anomalo. E medesimo è stato l’esito degli accertamenti fatti in day hospital qualche giorno dopo. Insomma, non ero malata.
Nessuna diagnosi ma i problemi rimanevano
Ciclo doloroso, gonfiore al ventre e frequenti irritazioni del colon. Ma non mi preoccupavo troppo. Se mi sono decisa a fare ulteriori esami è stato per la mia passione per lo yoga. Determinata a ottenere il brevetto di insegnante, nell’autunno del 2014 mi allenavo quasi tutti i giorni, ma per quanto mi impegnassi non riuscivo ad aprire in modo corretto il bacino e le anche.
Avevo anche mal di schiena
Come se non bastasse, col passare dei mesi ho iniziato ad accusare anche disturbi alla schiena. Sentivo come un chiodo piantato nella parte alta dei glutei, mentre il muscolo del quadrato dei lombi diventava sempre più contratto e infiammato. Per lenire il dolore mi affidavo alle cure di fisioterapista e osteopata. Però i benefici di manipolazioni e massaggi duravano poco e a ogni lezione il problema si ripresentava. Del resto l’osteopata era stato chiaro: secondo lui, quella parte della schiena era impossibile da sciogliere.
Alla ricerca della verità
Avvilita, ma intenzionata a trovare una soluzione, a un certo punto mi sono rivolta a un ginecologo consigliatomi da un’amica. Ed è stata la svolta. Gli è bastato ascoltarmi e visitarmi per sospettare una forma di endometriosi ai legamenti sacro-uterini, diagnosi confermata poi dagli esami. In pratica, avevo frammenti dello strato interno dell’utero attaccati ai legamenti che uniscono la parte profonda della vagina all’osso sacro. Ecco perché non riuscivo ad aprire a dovere bacino e anche! Il medico spiegò che in quelle
condizioni lo yoga per me era veleno e per tornare a praticarlo avrei dovuto sottopormi a un intervento per rimuovere i focolai di tessuto endometriale cresciuti fuori dall’utero. Non ho esitato.
Via libera all’operazione
In questi casi si può scegliere tra due tipi di operazioni: in microchirurgia laparoscopica – senza quindi praticare ampie incisioni – o con la chirurgia a cielo aperto, ovvero con un’incisione lungo la parete addominale. Ho preferito la seconda, impressionata da una recente disavventura di un amico, anche se questa tecnica implica una degenza più lunga, una guarigione più lenta e cicatrici più evidenti.
Sei mesi di cura farmacologica
Mi sono operata nel maggio 2015, appena terminata la tournée di Ritorno al presente per la regia di Augusto Fornari. Prima ho dovuto sottopormi per sei mesi a una cura farmacologica. Per facilitare il recupero, un mese prima dell’intervento ho fatto esercizi di rafforzamento del pavimento pelvico e dei muscoli vaginali. Gli stessi che consigliano alle donne incinte. Vi assicuro che sono utili. Se lavori bene sulle catene muscolari, ne migliori l’elasticità. Dopo l’operazione ho iniziato ad avvertire presto i primi miglioramenti, nel giro di due mesi sono tornata in perfetta forma. E sono diventata istruttrice di yoga.
Elena Di Cioccio (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere Magazine)
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