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I motivi di tanta rabbia
Basta una piccola indecisione dell’automobilista davanti o quell’altro che si infila nel posteggio che avevamo appena adocchiato e scatta la collera. Perché tutta questa rabbia? Dove nasce l’aggressività e come si può contenere? Ne abbiamo discusso con il professor Giuseppe Valerio Mavilia, psicologo-psicoterapeuta, neuropsicologo, pedagogista (puoi chiedergli un consulto qui). Specializzato in Psicologia Clinica, si occupa di Igiene Mentale e Pedagogia Speciale A presso l’Università degli Studi di Torino, inoltre è Docente Master DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Torino.
Mix di aggressività e
prepotenza
Il guidare enfatizza nelle persone degli aspetti non solo di aggressività, ma anche di prepotenza. Questa necessità quotidiana di spostarsi in automobile è diventata un po’ il gesto simbolico di altre conquiste. Trovare un parcheggio è un po’ come quando “conquistavamo” la caverna per riposare la notte.
Al volante certe persone perdono la dimensione delle cose, tanto da provocare incidenti o aggressioni per un posto auto. Certamente queste situazioni hanno presa su una struttura emotiva nella quale i limiti di contenimento sono già particolarmente labili. Oppure, nei casi più seri, certe persone non hanno proprio una struttura in grado di contenere queste pulsioni interne.
Come contenere la rabbia
È sempre molto importante il rispetto degli spazi interpersonali. Certe persone se percepiscono che c’è un’invasione di campo soffrono e patiscono e quindi si difendono. Bisogna evitare questa escalation, mantenere il sangue freddo e infine pensare che forse non vale la pena di litigare per un sorpasso azzardato.
Pensando a un consiglio pratico, non sarebbe male nelle scuole guida fare qualche corso di educazione alla civiltà e al controllo della emotività. Assistere a delle lezioni tenute da uno psicologo può aiutare a riflettere su come dobbiamo condurci non soltanto da un punto di vista meccanico, ma anche mentale.
Cause dell’aggressività
L’aggressività parte da un istinto di base. È un comportamento che si ha dalla nascita e che serve agli animali e agli uomini per proteggere se stessi e ciò che ci è caro. Le differenze da individuo e individuo, stando agli antropologi e ai sociologi, dipendono molto dall’ambiente nel quale si è cresciuti. Chiaramente negli uomini, a differenza degli animali, l’aggressività viene modulata da aspetti di tipo educativo, formativo e sociale. Invece il comportamento animale è molto più libero e non soggetto a schemi che lo contengono.
Aggressività passiva e attiva
Ci sono società, come ad esempio quella degli eschimesi, in cui l’aggressività non è mai manifestata in maniera pesante, bensì in modo passivo. La persona aggressiva, in questa popolazione, si ritira semplicemente dalle attività. Quindi punisce il gruppo, che conta sull’insieme delle persone per cacciare, pescare e sopravvivere. Questa è un’aggressività passiva che nella nostra cultura è molto più rara.
Nell’aggressività attiva, invece, le manifestazioni dall’individuo convergono verso l’esterno, dando vita ad attacchi fisici e verbali.
Esiste anche l’aggressività patologica, che è legata ai traumi psichici o alle situazioni di stress prolungate. In questi casi il rapporto con gli altri si può compromettere in modo temporaneo oppure più prolungato.
Cambiare atteggiamento
Molto spesso l’aggressività nasconde un bisogno di comunicare e quindi bisogna prima di tutto far riflettere il soggetto su che cosa vuole comunicare e sulla possibilità di esprimerlo in un altro modo. Attraverso il dialogo e lo scambio affettivo si può trasformare l’aggressività verbale e fisica in un elemento di dialogo. Il soggetto deve riconoscere quali sono gli elementi originari che lo hanno portato a questo tipo di aggressività, per poi impegnarsi a trovare un altro modo per esternarla. L’aggressività va elaborata e vanno compresi i motivi e le origini di questo comportamento, occorre consapevolezza. L’aggressività si può trasformare, da sentimento o emozione negativi, in qualcosa di propositivo, ad esempio riuscendo a convogliarla in una disciplina sportiva piuttosto che in una prestazione intellettiva.
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