Barbie e Alzheimer sembrano due mondi estremamente distanti ma non è così. Nella Rsa San Raffaele di Campi Salentina in Salento hanno sperimentato la Doll Therapy, la terapia della bambola, su alcuni pazienti con Alzheimer, usando proprio la bionda protagonista dei giochi di tante bambine e di un film da record almeno per quanto riguarda gli incassi.
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Cos’è la Doll Therapy e perché si impiega con i pazienti di Alzheimer?
La Doll Therapy è già impiegata contro le demenze in diversi centri. Gli esperti la utilizzano per alleviare i sintomi di Alzheimer, soprattutto quelli comportamentali. L’obiettivo è quello di migliorare la loro capacità di ricordare e relazionarsi con gli altri. In pratica i pazienti di Alzheimer tornano a giocare con una bambola come si fa da piccoli, prendendosene cura. Queste dinamiche hanno un impatto benefico sul senso di ansia, apatia, agitazione e rabbia.
La terapia della bambola ha superato gli studi scientifici
I benefici di questa terapia, che tra l’altro è naturalmente priva di effetti collaterali, ha trovato conferma in diversi studi. Anche il Centro per l’Alzheimer la elenca tra le terapie a disposizione e in molti casi gli esperti hanno assistito a una diminuzione delle terapie tradizionali. Ecco perché la terapia della bambola è attiva in diversi centri e strutture a lunga degenza.
Barbie e Alzheimer: l’esperimento della Rsa pugliese
Il personale della Rsa salentina ha parlato di una reazione sorprendenti delle pazienti con Alzheimer. La Barbie è stata consegnata a chi già da bambina ci giocava. L’atteggiamento è stato lo stesso di quando erano piccole. Hanno interagito con la bambole, l’hanno vestita, pettinata e parlavano con lei. Gli effetti su alcune pazienti sono stati importanti:
- memoria e processi cognitivi hanno avuto un miglioramento,
- la capacità di relazione e i processi emozionali sono migliorati,
- hanno avuto una buona capacità di rilassamento, con una diminuzione della rabbia e dei sintomi della depressione.
Come funziona la Doll Therapy?
La terapia della bambola s’ispira alla teoria dell’attaccamento di John Bowlby, che si concentra sulla relazione tra l’anziano e una bambola simbolica. L’idea è che l’anziano utilizzi la bambola come un oggetto con cui creare una relazione, riversando su di essa il desiderio di accudimento e affetto. Questo tipo di terapia ha dimostrato alcuni benefici significativi per i pazienti affetti da demenza e Alzheimer.
Barbie e Alzheimer: migliorano i sintomi
Uno dei principali vantaggi è la riduzione degli accessi di ira e ansia. Concentrarsi sull’interazione con la bambola e mostrare dolcezza e affetto contribuisce a rilassarsi e a migliorare il sonno. Inoltre, il semplice gesto di cullare la bambola e cantare una ninna nanna può rievocare ricordi piacevoli legati a momenti felici del passato, migliorando l’umore dell’anziano.
La bambola diventa anche un mezzo per creare relazioni con altre persone nella struttura o con i caregiver, contribuendo a ridurre l’apatia e stimolando l’interesse nelle attività esterne. Questo aiuta a ridurre gli stati depressivi e può avere effetti positivi sulla memoria procedurale dell’anziano.