La salute degli esseri umani è strettamente connessa a quella dell’ambiente. I cambiamenti climatici stanno modificando gli equilibri naturali e il loro impatto sulla qualità della vita delle persone è forte e inevitabile. Anche il benessere psicologico risente dei problemi ambientali, che talvolta preoccupano al punto di generare una vera e propria ansia climatica, anche comunemente definita ecoansia.
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Cos’è l’ecoansia
Per ecoansia si intende lo stato di ansia causato dai cambiamenti climatici. Il disturbo non è stato ancora classificato dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). In ambito psicologico, l’influenza di questi fenomeni sulla salute mentale è però sempre più studiata e documentata. In un rapporto del 2017, l’American Psychological Association (APA) ha definito l’ecoanxiety come una “paura cronica del disastro ambientale“.
Il concetto di solastalgia
Negli ultimi anni sono nati molti neologismi per descrivere le emozioni correlate al cambiamento climatico. Il filosofo australiano Glenn Albrecht ha coniato, circa venti anni fa, il termine solastalgia. Il concetto indica l’angoscia legata alla perdita di riconoscimento di un luogo, nonostante si continui ad abitarlo. Questo è ciò che accade quando l’ambiente in cui viviamo viene alterato o distrutto da fenomeni repentini che sfuggono al nostro controllo, causando dolore, senso di perdita e di impotenza.
Gli effetti del cambiamento climatico sul benessere mentale
C’è un collegamento tra il surriscaldamento globale e l’aumento, sia come frequenza che come intensità, di eventi meteorologici estremi. L’impatto psicologico di questi fenomeni si manifesta con disturbi post-traumatici da stress e con disturbi come l’ansia o la depressione. Il cambiamento delle temperature e dei modelli meteorologici, il danneggiamento del cibo, la qualità e la carenza di risorse idriche e l’aria inquinata influenzano quindi non solo la salute fisica, ma anche quella mentale della popolazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha posto l’attenzione proprio sul crescente bisogno di fornire servizi di salute mentale e supporto psicosociale, in risposta all’emergenza climatica.
In che modo si manifesta l’ecoansia
I sintomi più comuni dell’ecoansia sono attacchi di panico, insonnia, ansia e nervosismo collegati alle notizie sulle questioni ambientali e alle conseguenze dei propri comportamenti sull’ambiente. Inoltre, si può riscontare una difficoltà di distogliere la mente da queste preoccupazioni e concentrarsi sulle attività quotidiane. L’aumento dei livelli di stress e angoscia può anche influenzare il modo di pensare, il comportamento e le relazioni sociali.
I giovani sono i più colpiti
Particolarmente preoccupati per ciò che sta accadendo al pianeta sembrano essere i giovani e nello specifico la Generazione Z, che comprende generalmente i nati tra il 1995 e il 2010. Come riportato dall’Osservatorio europeo del clima e della salute, nel documento Climate change impacts on mental health in Europe, proprio la giovane età rende particolarmente vulnerabili ai problemi di salute mentale causati sia dagli effetti diretti del cambiamento climatico che da quelli prospettati per il futuro.
Anche i bambini soffrono di ecoansia
Una ricerca italiana, promossa da ScuolAttiva e Sanpellegrino e condotta dall’Università di Pavia, ha dimostrato per la prima volta che anche i più piccoli possono soffrire di ecoansia. Dallo studio, che ha interessato un campione di 1000 bambini tra i 5 e gli 11 anni, è emerso che il 95% di loro è preoccupato per il futuro dell’ambiente, tanto che il 40% riferisce o di aver fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico o di aver perso l’appetito a causa di questi pensieri. Questo fenomeno nei più piccoli non è, come si può facilmente intuire, correlato a esperienze realmente vissute ma è frutto della comunicazione sui temi relativi ai cambiamenti climatici, che influenzano anche i bambini.
«Assistere alle conseguenze del climate change può generare sofferenza e preoccupazioni per il futuro, insieme a senso di impotenza e frustrazione per l’incapacità di arrestare questo fenomeno o di fare la differenza», interviene Serena Barello, direttrice del laboratorio di Psicologia della Salute del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia e coordinatore scientifico dello studio. «Ad oggi il fenomeno dell’ecoansia non è ancora così famoso ma nelle aule italiane si possono già notare alcuni effetti. Ad esempio abbiamo toccato con mano una profonda sensazione di disagio e paura cronici legata agli effetti del riscaldamento globale, che può influenzare la salute mentale dei bambini», ribadisce Simona Frassone, presidente di ScuolAttiva Onlus.
Come si può gestire l’ecoansia?
L’ecoansia è innescata da un problema reale, quindi ignorarlo o negarlo non è la soluzione. Al contrario, ricevere le informazioni corrette e acquisire consapevolezza è il primo passo per poterlo affrontare. Può essere d’aiuto mettere in pratica azioni a favore del pianeta, condividere in gruppo le proprie ansie e stare il più possibile a contatto con la natura. Preoccuparsi per i temi ambientali è giusto e normale, ma se l’ansia arriva ad essere paralizzante e persiste tanto da interferire con la vita di tutti i giorni, parlarne con uno psicologo può aiutare a capire come gestirla nel modo corretto.