Una spesa troppo abbondante, qualche giorno lontano da casa o delle semplici dimenticanze fanno sì che spesso qualche prodotto alimentare abbandonato nel frigo o nella dispensa superi la data di scadenza. È proprio in questi casi che nella nostra mente si innescano le domande più classiche.
Sarà ancora buono? La data riportata sull’etichetta è affidabile?
Per non rischiare, la maggior parte dei consumatori getta nell’immondizia i cibi che sulla carta risultano scaduti. Spesso però il significato tra le diciture “da consumarsi entro” e “consumarsi preferibilmente entro” viene confuso. La prima espressione evidenzia il termine esatto entro cui l’alimento deve essere mangiato, mentre la seconda indica il termine minimo di conservazione, ovvero la data oltre la quale l’alimento può essere ancora consumato, anche se non se ne assicura l’integrità.
Molti i luoghi comuni
Sul consumo di alimenti oltre la data di scadenza circolano diversi luoghi comuni, che spesso non sono del tutto corretti. Ci aiuta a fare un distinguo tra cibi che possono essere consumati anche da “scaduti” e quelli che assolutamente è meglio buttare nel cestino Patrizia Laurenti, professore associato presso l’Istituto di Sanità Pubblica Sezione Igiene al Policlinico Gemelli di Roma.
Attenti ai cibi che contengono molta acqua
«Le date di scadenza distinguono diverse tipologie di prodotti in funzione del loro rischio di riscontrare la contaminazione microbiologica. Alimenti ad alto contenuto di acqua come latte, uova, carni, frutta e verdura sono ad alto rischio perché si possono attivare dei processi alterativi legati alla moltiplicazione di batteri che non li rendono adatti al consumo umano. In ogni caso, il consumo occasionale del cibo scaduto è un discorso, ma se diventa un’abitudine non va bene».
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