La possibilità di una diagnosi precoce dell’Alzheimer negli ultimi sta prendendo forma con la scoperta di una serie di test che potrebbero misurarne il rischio.
Ricercatori al lavoro per una diagnosi più rapida
Se nel 2016 una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora aveva rivelato che l’Alzheimer potrebbe essere diagnosticato con un semplice test dell’udito (il declino cognitivo infatti è spesso conseguente all’insorgenza di ipoacusia, o viceversa, a causa dello stretto legame tra orecchie e cervello), nel 2017 un esperto californiano ha messo a un punto un sistema per misurare i rischi di sviluppare la malattia con un test genetico.
Il test della saliva
Da uno studio del Beaumont Research Institute nel Michigan arriva invece un’altra possibilità, quella di diagnosticare precocemente la malattia, o anche solo il rischio di ammalarsi nel futuro, attraverso un test della saliva.
Lo studio, che per ora ha coinvolto solo un piccolo campione di 29 individui, ha dimostrato che nella salive dei pazienti e delle persone più a rischio di demenza sono presenti alcune particolari molecole che invece sono assenti, o presenti in quantità inferiori, nella salive dei soggetti sani.
Una composizione comune
Durante la ricerca, pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease, gli esperti hanno analizzato con moderne tecniche molecolari tutte le sostanze contenute nella saliva dei membri del campione.
Nonostante ogni persona abbia una saliva diversa da quella degli altri, un po’ come per le impronte digitali, in quella delle persone malate è stata riconosciuta una composizione comune, con la presenza di alcune particolari sostanze e l’assenza di altre. Le differenze osservate sono state tali da aver permesso ai ricercatori di predire nel campione le persone più a rischio di sviluppare l’Alzheimer distinguendole dai soggetti sani.
Verso una diagnosi precoce
Se un simile test venisse convalidato da ulteriori studi e su un campione di persone più ampio, in futuro si potrebbe disporre di un metodo rapido ed economico per fare una diagnosi precoce e calcolare il rischio di sviluppare la malattia. In quel caso si potrebbero iniziare precocemente anche delle terapie per bloccare la malattia sul nascere. Per ora, le armi più importanti che abbiamo sono quelle della prevenzione, che passa anche dalla tavola.
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