I dati diffusi dal Centro Nazionale Sangue non sono incoraggianti: il numero dei donatori italiani è sensibilmente in calo. Dal report, infatti, emerge che nel 2016 sono stati registrati circa 1 milione e 688mila donatori, cioè 40.000 in meno rispetto al 2015. Anche le donazioni di plasma, necessarie anche per la produzione di alcuni farmaci importanti, hanno subito un crollo del 5%.
Ma allora come si garantisce l’autosufficienza nazionale?
Nonostante la situazione non sia delle più rosee, il Sistema sangue nazionale “tiene” ancora e a garantire l’autosufficienza del nostro Paese è il meccanismo di compensazione: «ciò prevede che le regioni che raccolgono più sangue del fabbisogno lo cedano a chi è in crisi» commenta Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro Nazionale Sangue (CNS). L’anno scorso, a dare il maggior contributo sono state Piemonte (32%), Veneto (16%), Friuli-Venezia Giulia (13%), Lombardia (12%), Provincia autonoma (PA) di Trento (8%), Emilia-Romagna (4%), Campania, Valle d’Aosta e PA di Bolzano (circa 2% ognuna).
Sardegna: una delle regioni in maggiore difficoltà
Come sottolinea Liumbruno, la Sardegna ha un’ottima raccolta di sangue che, tuttavia, non è sufficiente a causa dei suoi numerosi pazienti talassemici. Proprio in questi ultimi giorni la regione sta registrando delle carenze importanti che rischiano di fare ritardare le terapie trasfusionali programmate destinate alle persone con talassemia, ed è necessario che le altre cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione nazionale e che incrementino la raccolta.
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