Dopo la vittoria contro il tumore, tre pazienti su dieci devono fare i conti con l’insonnia e tutto il corollario di stanchezza e depressione che derivano dalle notti passate in bianco. Per superare questi ostacoli e rinascere davvero, può essere utile prendere qualche lezione di tai chi, l’antica arte marziale cinese che combina meditazione e gesti lenti rilassando il corpo e la mente. Lo dimostra uno studio pubblicato su Journal of Clinical Oncology dall’Università della California a Los Angeles.
La sperimentazione
Per verificare le potenzialità del tai chi, i ricercatori hanno selezionato 90 pazienti tra i 42 e gli 83 anni che erano sopravvissute al tumore della mammella.
Erano tutte accomunate dall’insonnia, avevano difficoltà a dormire almeno tre notti a settimana, e riferivano di sentirsi depresse e stanche durante il giorno. Un primo gruppo ha preso lezioni settimanali di tai chi per tre mesi, mentre il secondo gruppo ha provato la terapia cognitivo-comportamentale: considerata come il trattamento migliore in assoluto in questi casi, è una pratica che consente di identificare e modificare pensieri e comportamenti negativi che ostacolano il sonno. Le partecipanti sono state poi valutate a 3 e 12 mesi di distanza dalla fine dei corsi.
I risultati
Dai controlli è emerso che il tai chi è davvero efficace contro l’insonnia, tanto quanto la terapia cognitivo-comportamentale. In entrambi i casi, più del 40% delle pazienti ha continuato a mostrare un miglioramento dei sintomi a un anno di distanza, con benefici anche per quanto riguarda la depressione e la stanchezza.
Molte delle partecipanti che avevano seguito tai chi sono poi andate avanti a praticarlo anche dopo la fine della sperimentazione, segno della loro grande motivazione. «Spesso sono i pazienti stessi a cercare attività salutari da praticare, perché riconoscono che l’approccio della meditazione, così come gli interventi che correggono lo stile di vita, potrebbero offrire protezione», commentano i ricercatori.
Una soluzione a portata di mano
Il tai chi rappresenta dunque una valida alternativa alla terapia cognitivo-comportamentale, spesso costosa e difficile da fare. «A causa di queste limitazioni – spiega il coordinatore dello studio, Michael Irwin – abbiamo bisogno di interventi di comunità come il tai chi».
Per chi volesse sperimentare questa arte marziale “soft”, le occasioni non mancano di certo: sono sempre più frequenti i corsi gratuiti o a basso costo offerti nei parchi cittadini, presso le librerie o i centri di aggregazione: per chi volesse avere un “assaggio”, sono inoltre disponibili video tutorial anche su YouTube e su molte app per smartphone.
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