La paura del buio rappresenta una delle fobie più tipiche e diffuse dell’età infantile, che si manifesta generalmente intorno ai due anni di età e perdura fino a circa sette o otto. Di solito è caratterizzata da un bisogno di rassicurazione ottenuta grazie alla presenza dei genitori: i piccoli temono, ad esempio, che nell’oscurità della loro cameretta si nascondano figure negative come i mostri o gli orchi delle favole, che restano lontani se ci sono mamma o papà. A volte, però, questa paura può essere causata anche da un evento traumatico di qualsiasi genere, soprattutto se vissuto in età preadolescenziale, quindi un po’ più in là nel tempo. Francesco Saverio Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta presso la Asl di Avellino (puoi chiedergli un consulto qui) ci spiega come affrontare la paura del buio.
Cause
Proprio come nel caso di Corinne Cléry, un evento traumatico, anche se non è avvenuto in maniera propriamente correlata a una situazione di buio, può generare e amplificare profondamente la paura delle tenebre, trasformandola in una vera e propria fobia specifica destinata a perdurare anche col passare degli anni. Questo effetto è infatti la rappresentazione di una preoccupazione diffusa, conscia o inconscia, che spesso si accompagna anche a sintomi come una forte sensazione di disagio, ansia e attacchi di panico.
Manifestazioni
Anche se molto spesso assale al momento di andare a dormire, la paura del buio non si struttura esclusivamente durante il sonno. Spesso, infatti, si manifesta anche nei confronti di tutti i luoghi bui, in quanto rappresentano, più specificamente, il timore di recarsi in posti poco familiari e conosciuti, dove trovarsi ad affrontare una situazione nuova in cui non si sa cosa può capitare.
Rimedi
Inizialmente possono essere messi in atto meccanismi di controllo mirati, primo tra tutti quello di riorganizzare gli spazi in maniera rassicurante, ad esempio posizionando le luci di casa in punti strategici o sistemando il letto in modo che venga sempre raggiunto dalla luce proveniente dalle finestre. Poi, si può procedere da soli o con l’aiuto terapeutico.
Da soli. Se, come nel caso di Corinne Cléry, si conosce la causa che ha scatenato la paura del buio, è utile e opportuno cercare di rielaborarla per riuscire a comprendere il significato inconscio che le è stato attribuito, soprattutto se i sintomi continuano a persistere tenendo bloccato l’individuo in una sorta di regressione personale. In questo caso, è molto probabile che i sintomi scompaiano dopo qualche tempo in modo naturale.
Con un aiuto terapeutico. Se invece non si è in grado di risalire ai motivi scatenanti, o se non si riesce comunque a superare la paura con le proprie forze, può essere utile un aiuto psicoterapeutico. Magari anche combinato con farmaci ipnoinducenti, sempre prescritti sotto stretto controllo medico e utilizzati per brevissimo tempo, allo scopo soprattutto di riuscire a prendere sonno al buio. L’eventuale riuscita dimostra infatti che la paura che si presenta come un ostacolo insormontabile è, in realtà, del tutto infondata.
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