È il 9 gennaio, poche settimane fa. Alle 8 del mattino entro nella sala operatoria del reparto di chirurgia della mano del Gemelli di Roma: è il primo intervento della mia vita. Tutto era cominciato il 25 settembre, giorno delle elezioni politiche, quando con i giornalisti e gli amici appassionati di politica passo la notte chattando con il telefonino per commentare i risultati del voto. Ci scambiamo dati, opinioni, ipotesi. Più ne arrivano, più digito. Sono sempre molto social e quando ci sono grandi eventi mi piace condividere le informazioni.
Alle prime luci dell’alba, quando finalmente decido di andare a dormire, sento che il pollice della mano sinistra è indolenzito. Passano i giorni e la situazione non migliora, ma siccome sono per natura ottimista non mi preoccupo e, anzi, faccio anche un’ora di yoga vinyasa utilizzando il palmo della mano per le asana. Insomma, provo a condurre la mia vita normale, ma quando muovo la mano o porto pesi sento delle brutte fitte al polso.
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Antinfiammatori e fisioterapia non sono bastati
A questo punto, su consiglio anche degli «affetti stabili» del programma, che mi vedono in onda sempre più dolorante, mi convinco a vedere uno specialista. Il medico mi prescrive una cura a base di antinfiammatori, tanto ghiaccio sul polso e un percorso di fisioterapia che, però, non dà gli esiti positivi sperati. Nulla funziona, il pollice mi fa sempre più male, soprattutto la notte e ancor più al mattino quando mi sveglio. Dopo parecchie settimane prenoto una risonanza magnetica e arriva il responso: tenosinovite di De Quervain.
Penso che sia un nome molto chic per una malattia, ma ahimè, è pur sempre una malattia: un’infiammazione alla guaina che riveste i due tendini collegati al movimento del pollice. Per pura curiosità mi spingo a cercare notizie su internet e scopro che questa malattia colpisce le mamme quando tengono per lungo tempo in braccio i neonati, oppure gli adolescenti a causa del troppo tempo passato a chattare o a giocare ai videogame. Mia mamma, invece, sfogliando una sua vecchia enciclopedia medica legge che la malattia in passato colpiva le donne perché lavavano a mano e strizzavano le lenzuola.
Sono entrata in sala operatoria alle 8 e alle 14 ero già in diretta
Di certo, però, internet non è né una fonte medica né una cura. Nella vita penso sempre che se hai un problema devi risolverlo, senza trascinare il disagio: è una mia regola in qualsiasi attività o accadimento. Così, quando Vincent Mazzone, specialista della chirurgia della mano del Gemelli, mi dice che il tutto può essere risolto con una semplice operazione, gli do subito il mio assenso.
Lunedì mattina alle 8 sono in sala operatoria, alle 14 sono in diretta su Rai 1 con Oggi è un altro giorno. Devo portare la fasciatura per venti giorni e sono fiduciosa che tutto tornerà come prima. Porterò sempre con me il ricordo della professionalità e della gentilezza di tutta l’équipe sanitaria.
Mi tengo in forma con lo yoga
Come avrete capito non sono ipocondriaca, ma costante: abitualmente faccio tutti i controlli necessari, a partire dalla mammografia. Mi piace godere dei piaceri della vita, considero il cibo gioia e convivialità, mi tengo in forma con lo yoga che mi aiuta nel fisico e nella mente, perché favorisce anche la concentrazione. Proprio per esplorare questa disciplina un’estate di qualche anno fa sono andata in Thailandia. Ero sola. Il viaggio in solitaria è uno dei piaceri che ho scoperto da adulta. Conduco un’esistenza affollata e qualche giorno di solitudine, durante le vacanze, mi fa rientrare in quella che Nina Berberova, una scrittrice che amo, chiamava «la mia terra di nessuno»: uno spazio di libertà assoluta nel quale si riesce ad essere padroni di se stessi.
Quell’estate, in Thailandia, sull’isola di Ko Phangan, ho soggiornato in una palafitta nella giungla affacciata sul mare. Il mio retreat di yoga prevedeva un digiuno di sette giorni durante il quale ho bevuto solo liquidi, praticato molto yoga e fatto tanti massaggi. Peraltro le persone che condividevano quest’esperienza erano varie e interessanti, perfette per la mia curiosità: dalla ragazza indiana amante dello shopping, al manager amico del presidente francese Emmanuel Macron, dal medico tedesco ricoperto di tatuaggi alla fotografa californiana.
Il digiuno aiuta a osservare il proprio corpo. Spesso abbiamo una relazione nevrotica con il cibo, sul quale proiettiamo i nostri malesseri. Capita anche di ingurgitare con voracità, senza consapevolezza né della qualità né della quantità di ciò che mettiamo dentro il nostro corpo. Il digiuno e lo yoga, praticato in cima alla montagna, sono stati esperienze inedite, di profondo contatto con il corpo e lo spirito. Al termine di questo viaggio avevo perso qualche chilo, la pelle era luminosa ed ero piena di energie, più del solito.
Bevo un litro di tè verde ogni mattina
La vitalità è una cifra del mio carattere che, ovviamente, mi aiuta nello svolgere un mestiere stimolante ma anche faticoso, come quello di una diretta quotidiana che non ti permette mai cedimenti fisici. La mattina quando mi sveglio non bevo caffè, ma un litro di tè verde mentre leggo i giornali: un vero e proprio rituale che osservo da molti anni. Avendo un atteggiamento enciclopedico nei confronti della vita, ho studiato persino le diverse qualità di tè e sono diventata quasi un’esperta. Quando mi serve una sferzata di energia bevo una tazza di tè matcha, che è la qualità con la più alta concentrazione di teina.
Non pranzo mai, ma subito dopo la puntata, durante la riunione con i colleghi, mangio qualcosa di leggero e se posso cerco di cenare presto, spesso in compagnia. Imparare a prendermi cura del mio corpo è stata una conquista dell’età adulta: da ragazza mi concentravo sempre sulla parte intellettuale e psicologica, grazie anche alla psicoanalisi che ho iniziato a frequentare quando avevo 25 anni. Oggi ho acquisito la consapevolezza che prestare attenzione anche alla forma fisica non è un lusso o una perdita di tempo, ma la condizione fondamentale per esprimermi al meglio. Inoltre, accudire se stessi sotto tutti gli aspetti, emotivi e corporei, è anche la condizione indispensabile per aprirsi agli altri e accoglierli. Donare e ricevere gioia è tassello cardine della mia vita.