Alimentazione

Il caffè aiuta a mantenere bassa la pressione sanguigna

Uno studio dell'IRCCS Sant'Orsola di Bologna contraddice molte ricerche sull'argomento che sostenevano il contrario. Ecco cosa dice Claudio Borghi, il responsabile di questo studio

Il caffè abbassa la pressione sanguigna o la alza? Da tempo questa condizione è al centro di studi internazionali. In genere le ricerche affermano che bere caffè favorisca l’ipertensione. Uno studio sosteneva che la pressione si alzasse solo in chi non era abituato a berlo. Invece chi ne beve due o tre al giorno ha la pressione più bassa di chi ne beve una sola tazza o a chi non ne prende neanche uno. Ma c’è di più. Il caffè non inciderebbe né sulla pressione periferica, né su quella aortica centrale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nutrients.

Caffè e pressione: lo studio bolognese

I ricercatori in forza al centro di ricerca emiliano hanno messo sotto osservazione i dati di 783 donne e di 720 uomini. Le loro informazioni erano contenute nel Brisighella Heart Study. Si tratta di uno studio osservazionale coordinato da Claudio Borghi, professore al dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna. Questo documento raccoglie informazioni sui fattori di rischio per le malattie cardiache dal 1972.

Gruppo San Donato

Ora arriva uno studio del Sant’Orsola di Bologna che sostiene che il caffè aiuta a mantenere bassa la pressione sanguigna. I risultati non lascerebbero spazio a dubbi.

Dieci anni di ricerche internazionali confermano questi risultati

«I nostri dati sono gli ultimi di una catena di risultati di ricerche svolte in tutto il mondo che vanno nella stessa direzione. Sono 10 anni che esistono informazioni favorevoli sull’assunzione del caffè come prevenzione delle malattie cardiovascolari, ipertensione inclusa», spiega proprio Borghi.

«Il luogo comune secondo cui il caffè nuocerebbe al cuore genera un rumore di fondo superiore a quello delle ricerche scientifiche. Con il nostro studio abbiamo voluto capire se quello che altri colleghi americani e asiatici sostenevano sul caffè fosse vero. Volevamo capire se fosse applicabile anche ai nostri stili di vita. Abbiamo avuto una conferma ampia. In caso contrario non ci saremmo spinti a una affermazione così netta».

Un paziente iperteso può bere il caffè?

Quindi si può consigliare a un paziente iperteso di bere il caffè? «Certamente sì, la raccomandazione di bere il caffè in ambito cardiovascolare è riportata sulle nuove linee guida della società cardiologica europea. Quello che abbiamo validato noi è la quantità di 2-3 tazzine al giorno, ma anche di più. C’è un incremento della sopravvivenza cardiovascolare tra 0 a 5 caffè, dopodiché il rischio si appiattisce, ma non si contraddice».

Perché ci sono medici che chiedono ai propri pazienti di non assumere caffè?

«Tutto nasce dal fatto che il caffè può determinare un modesto aumento del battito cardiaco e una certa difficoltà nell’addormentamento in persone che sono però geneticamente predisposte. Va ricordato che il caffè contiene molte sostanze antiossidanti che sono parti del caffè e che nulla hanno a che fare con la caffeina. Questo effetto della caffeina aveva fatto pensare che l’aumento del battito cardiaco possa essere nocivo. L’effetto è minimale ed è molto più evidente nei bevitori occasionali. C’è un adattamento progressivo dei recettori della caffeina, così i bevitori di caffè abituali non hanno questi effetti collaterali. Le credenze popolari sono tantissime».

Fino a 3 tazzine al giorno, pressione ok

Il gruppo di lavoro ha messo a confronto i livelli della pressione con le abitudini di consumo della bevanda più bevuta al mondo. Secondo gli esperti non ci sono dubbi. La pressione arteriosa periferica è risultata significativamente inferiore nelle persone che consumano da 1 fino a 3 tazze di caffè al giorno rispetto a chi non consuma caffè. Per la prima volta i ricercatori hanno potuto confermare questi effetti anche rispetto alla pressione aortica centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi identico, con valori del tutto simili per chi beve abitualmente caffè rispetto ai non consumatori.

Finora le ricerche si erano concentrate sulla caffeina e non sul caffè nel suo complesso di molecole

I risultati dimostrano che i valori sono più bassi nei consumatori di caffè sia nella pressione sistolica, sia nella pressione di pulsazione. Come si diceva lo stesso avviene sia a livello di circolazione periferica, sia per la pressione aortica centrale. Tutti risultati che confermano gli effetti positivi del caffè per la mitigazione del rischio di malattie cardiovascolari.

Secondo gli esperti la caffeina può contribuire ad aumentare la pressione sanguigna. Altri componenti bioattivi nel caffè però sembrano controbilanciare questo effetto, con un risultato finale positivo rispetto ai livelli della pressione. Tutti gli studi svolti finora prendevano in esame gli effetti della caffeina e non nel caffè nel suo insieme.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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