![coronavirus nel sangue di un paziente](https://www.ok-salute.it/wp-content/uploads/2020/05/coronavirus-sta-perdendo-potenza.jpg)
Cosa sappiamo sulle nuove varianti Covid? Molto contagiose, tanto da essere chiamate super varianti, per la loro capacità di diffusione velocissima si chiamano tecnicamente XBB.1.5 e BF.7. Comunemente la prima si chiama Kraken, è una sottovariante di Omicron e sta diventando dominante negli Stati Uniti, mentre si sta diffondendo anche in Europa. La seconda è invece quella che sta colpendo la Cina e che ha messo in gravi difficoltà soprattutto Shanghai.
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Quali sono i sintomi delle nuove varianti Covid?
Anche con queste due nuove mutazioni i sintomi restano simili a quelli dell’influenza che quest’anno sta colpendo duro. Le manifestazioni sono soprattutto respiratorie, con congestione nasale, tosse secca, mal di gola, mal di testa, affaticamento e vertigini. Avrebbe una buona capacità di eludere le difese immunitarie. Sarebbe questo il motivo che la porta a contagiare così tante persone. Numerose anche le reinfezioni. Queste due nuove varianti non causano, se non raramente, ageusia e anosmia, cioè la perdita temporanea di gusto e olfatto. Per avere la certezza di essere stati colpiti, è necessario sottoporsi a un tampone.
Funzionano i vaccini e le terapie già conosciute?
Secondo gli esperti, anche se capace di eludere in parte il nostro sistema difensivo, non dovrebbe far aumentare troppo le ospedalizzazioni e i sintomi gravi. Appartengono infatti tutti alla famiglia di Omicron e funzionano i vaccini soprattutto quelli aggiornati. Una notizia rassicurante intanto arriva inoltre da uno studio, condotto da università giapponesi e statunitensi, pubblicato sul New England Journal of Medicine: gli antivirali, e in particolare il Paxlovid (nirmatrelvir), continuano a funzionare perfettamente sulle nuove varianti del virus SarsCoV2. Al momento, i dati disponibili non sembrano però indicare una sua particolare aggressività sull’organismo.
Nuove varianti Covid: le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità
In ogni caso, di qualsiasi variante si parli, l’Istituto Superiore di Sanità continua a sottolineare come chi corre i rischi più gravi di contrarre una malattia grave che porta al decesso sono le persone non ancora vaccinate. Nell’ultimo report esteso dell’Iss si legge che nella popolazione di età 60-79 anni, per i non vaccinati, il tasso di mortalità risulta tre volte più alto rispetto ai vaccinati con booster e quasi cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con quarta dose da meno di 120 giorni.