Diabete e nuove terapie. Sono circa 5.000.000 le persone che ricevono una diagnosi di diabete nel nostro Paese: un milione di loro ha il diabete di tipo 1, mentre i restanti 4.000.000 hanno quello di tipo 2. A questi individui si aggiunge un altro milione di persone che non sa di averlo. «Nella stragrande maggioranza dei casi paliamo del diabete di tipo 2, che soprattutto nei primi anni ha pochi sintomi. A conferma di quanto detto, la diagnosi molto spesso è casuale. Viene fatta nel corso di indagini per i motivi più svariati», dice Graziano Di Cianni, presidente di Amd, l’Associazione dei medici diabetologi.
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Diabete e nuove terapie: senza cure adeguate, costi sociali alle stelle
Quest’anno il tema della Giornata Mondiale è l’accesso alle cure adeguate anche nel nostro Paese. Ancora troppe persone, infatti, non riescono ad avere a disposizione farmaci, tecnologie e screening per prevenire le complicanze. Questo si traduce in un elevato costo per il SSN, che raggiunge l’8% del bilancio complessivo della salute pubblica per una spesa complessiva di 2.800 euro a paziente.
Cosa s’intende per assistenza adeguata?
«Il paziente diabetico deve sottoporsi a molti esami di controllo durante tutta la sua vita. È necessario che non ci siano liste di attesa. Le persone devono controllare con una certa periodicità l’emoglobina glicata, la funzionalità renale e il colesterolo – avverte Di Cianni. – «In questi casi basta un semplice esame del sangue. Il monitoraggio delle complicanze è fondamentale. Ricordiamo che curiamo il diabete proprio per prevenire le complicanze croniche. Bisogna fare un controllo cardiovascolare e quello per il fondo oculare».
L’iniziativa Il Diabete una malattia molto Comune
A tal proposito la Società Italiana di Diabetologia (SID) e l’Associazione Medici Diabetologici (AMD) hanno lanciato il progetto “Il Diabete una malattia molto Comune”. L’obiettivo è quello di fare luce sul tema dell’accesso equo e capillare alle cure sul territorio. Gli esperti vogliono promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce a livello nazionale, ma soprattutto territoriale.
Il progetto si strutturerà per portare avanti campagne di prevenzione e screening itinerante AMD-SID sul territorio e nelle periferie. Anche le farmacie giocheranno un ruolo importante. Ci saranno dei seminari anche per i politici in modo che conoscano meglio la situazione.
Con quale periodicità bisogna fare i controlli?
«Gli esami del sangue almeno una volta all’anno, ma sarebbe meglio due volte. La valutazione cardiologica o oculare dipende dalle condizioni in cui si trova il paziente. Se ha già sviluppato le complicanze, i controlli dovranno essere più soventi. In linea di massima un controllo del fondo dell’occhio va fatto almeno una volta ogni due anni. Un paziente che non ha sintomi cardiovascolari dovrebbe comunque controllarsi una volta all’anno da un cardiologo», continua il diabetologo.
Diabete e nuove terapie: strumenti a disposizione
«Nell’ambito tecnologico ci sono stati passi da giganti. Ormai pensare di affrontare il diabete di tipo 1 senza tecnologia è assurdo. Funzionano molto bene i sensori della glicemia, impiantabili o non impiantabili, che controllano i livelli dello zucchero nel sangue in modo continuo. Sono forniti anche di allarmi collegati con gli smartphone – va avanti Di Cianni. – «Ci sono anche i microinfusori insulinici, dei sistemi che ci danno insulina attraverso algoritmi predefiniti che possono essere modificati in base alla dieta e all’attività fisica. Questi due sistemi collaborano perfettamente».
Innovazione farmacologica
«Abbiamo farmaci che non solo abbassano la glicemia ma anche che controllano il peso corporeo, non danno ipoglicemia e agiscono solo se si mangia. Questo è importantissimo. Le crisi ipoglicemiche sono assolutamente da evitare. Sono farmaci attivi sia dal punto di vista cardiovascolare, sia renale. Non solo sono sicuri per pazienti con complicanze, ma aiutano anche a controllare questi problemi».
Prevenzione, perché è ancora così difficile?
«Bisogna correggere la cultura e le condizioni socioeconomiche. Non c’entra solo il cibo. Il diabete, come del resto l’obesità, si manifesta soprattutto nelle popolazioni più povere. Sono persone che non hanno soldi per acquistare cibo sano o che non ha gli strumenti culturali per comprendere l’importanza della alimentazione. Si scelgono cibi poco costosi ad alto contenuto calorico. Per quanto riguarda l’attività fisica basterebbe passeggiare ogni giorno per mezz’ora».
Ci sono diversi studi che hanno sostenuto che con una dieta particolarmente rigida si possa “guarire” dal diabete. Cosa c’è di vero?
In particolare uno studio ha dimostrato che una dieta molto rigida sia stata capace di cancellare il diabete di tipo 2, facendo ripartire le cellule del pancreas. Quattro mesi di una dieta severa hanno permesso alle persone con diabete di tipo 2 di smettere di prendere farmaci e di riportare i livelli di zucchero nel sangue a standard normali. «Parlare di guarigione è molto prematuro – avverte Di Cianni – «Si può dire però che ormai si controlla così bene la glicemia che è come se non ci fosse il diabete. Anche con i nuovi farmaci che stanno per uscire sul mercato si possono raggiungere questi risultati».
Come tratteremo il diabete tra dieci anni?
«Io vedo grandi passi avanti sul discorso del diabete di tipo 1. Avremo sempre più strumenti per curarlo mediante l’utilizzo delle tecnologie, capaci di incidere soprattutto sulla qualità della vita dei pazienti. Il diabete di tipo 2 avrà farmaci sempre più mirati, grazie alla ricerca. Non solo per il controllo della glicemia ma per la persona in toto, perché il diabetico ha diverse patologie», conclude lo specialista.