Si stima che il 10% delle donne, nel corso della vita, sperimenti i sintomi della vulvodinia (per sapere quali sono guarda questo video). Ma sono sintomi che appaiono spesso strani, perché la zona che dà dolore durante i rapporti sessuali non è infiammata, non ci sono perdite, perché è continua la sensazione di fastidio anche se di fatto non è riconducibile a qualcosa di specifico.
Il consiglio? Non trascurate sintomi che apparentemente non hanno una spiegazione e che non appaiono gravi.
Il dialogo con il ginecologo
Purtroppo, proprio a causa di questa sintomatologia, oggi capita ancora troppo spesso che la vulvodinia non venga riconosciuta dai medici. Spiega Massimo Felice Nisticò, uroginecologo a Catanzaro:«Se non si “vede” una lesione, non significa che non ci sia un danno ai tessuti interessati, o anche al sistema interessato! Basti considerare l’emicrania o le cefalee: non si riscontra mai una “lesione” visibile al cuoio capelluto! Perciò, è il medico che ha il compito – prima di chiunque altro – di raccogliere e capire tutte le informazioni e le sensazioni che la donna riferisce durante la visita».
Come si arriva alla diagnosi
«La diagnosi di vulvodinia è di tipo anamnestico – prosegue Nisticò – vale dire che si basa solo sul racconto fornito dalla paziente. Tutti i sintomi sono soggettivi e, di solito, senza un riscontro visibile. Affinché la paziente sia precisa nella descrizione dei sintomi, di solito diamo semplici suggerimenti: ad esempio, consigliamo di guardarsi i genitali con uno specchietto, cercare di capire se il dolore è circoscritto a un’area ben precisa, annotare se il fastidio compare spontaneamente o in determinati momenti del ciclo (in fase premestruale o dopo il ciclo mestruale) o dopo l’inizio dell’attività sessuale».
Per arrivare alla diagnosi di vulvodinia bisogna prima escludere una serie di altre malattie, soprattutto a livello vulvare, che danno dolore: queste patologie sono clinicamente visibili, il che significa che alla visita mostrano una serie di elementi caratteristici che consentono di formulare la diagnosi specifica.
Una volta escluse queste patologie, il ginecologo procederà con una visita più approfondita, con l’analisi della muscolatura situata a ridosso dell’ingresso vaginale e con un semplice test: si tocca con l’apice di un cotton fioc la regione del vestibolo vaginale e si osserva la reazione: la donna che soffre di vulvodinia percepisce fastidio e bruciore perché la terminazione nervosa ha perso la capacità di discriminare tra uno stimolo “innocuo” come il semplice toccamento e la sensazione dolorosa.
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