Avete ospiti a cena ma vi siete dimenticati il vino. Un classico. Frugate velocemente nel frigorifero e trovate solo un cartone piuttosto scadente comprato in super offerta al supermercato. E’ fatta: versatelo in un elegante decanter e servitelo ai commensali spacciandolo per un costosissimo vino DOC: la suggestione li convincerà di gustare un prodotto pregistissimo, tanto da modificare perfino il modo con cui il sapore viene percepito dal loro cervello. Siete stati a dir poco geniali: avete rimediato ad una brutta figura grazie ad un vero e proprio effetto placebo, i cui meccanismi sono svelati per la prima volta in uno studio dell’Università di Bonn appena pubblicato sulla rivista Journal of Marketing Research.
I neurologi tedeschi hanno monitorato l’attività cerebrale di alcuni volontari durante la degustazione di vini: convinti di trovarsi davanti a cinque bicchieri con cinque prodotti diversi (con prezzo variabile dai 5 ai 90 dollari), in realtà stavano assaggiando solo tre vini con due prezzi differenti. Lo stesso esperimento è stato replicato anche usando frullati identici fra loro, che però venivano spacciati come “normale”, “biologico” o “light”.
I risultati raccolti intervistando i partecipanti dimostrano come il pregiudizio sul prodotto sia in grado di condizionare pesantemente sia la percezione del sapore che l’attività del cervello. Grazie alla risonanza magnetica funzionale, i neurologi hanno osservato che questo meccanismo attiva aree cerebrali diverse, che cambiano da persona a persona come i tratti della personalità. I soggetti più influenzabili da questo “effetto placebo da marketing” sono le persone sempre alla ricerca di gratificazione e quelle dotate di una minore consapevolezza del proprio corpo.