Dai tamburi di una festa tribale al mixer di una discoteca, il ritmo della musica rappresenta un linguaggio universale che accomuna tutti gli esseri umani. E’ qualcosa di potente, che rapisce i neuroni del nostro cervello senza chiederci il permesso. Per riconoscere il battito della musica non serve essere concentrati, e neppure un lungo allenamento. Lo sperimentiamo tutti nella vita quotidiana: quante volte ci è capitato di ascoltare distrattamente una musica e, senza neanche accorgercene, abbiamo iniziato a seguirla muovendo un piede?
«Il senso del ritmo è un processo cerebrale fondamentale che si sviluppa inconsciamente», spiega Fleur Bouwer, ricercatrice dell’Università di Amsterdam. «In ogni caso – precisa – l’allenamento può aiutarci a fare previsioni in base al ritmo, un’abilità molto utile quando si tratta di suonare uno strumento o di ballare».
Il fatto che tutti gli esseri umani siano capaci di riconoscere il ritmo della musica, non significa purtroppo che tutti siano in grado di danzare seguendo quel ritmo. «Questo richiede delle abilità motorie che stanno al di sopra della semplice capacità di riconoscere il ritmo – sottolinea la ricercatrice – e sfortunatamente queste abilità non sono altrettanto universali».
Proprio l’attivazione delle aree cerebrali deputate al movimento è fondamentale per seguire la musica, come ci spiega in questo video Giuliano Avanzini, Primario Emerito dell’Istituto Neurologico C. Besta, Milano.
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