Il cervello invecchia prima negli ultra-cinquantenni che hanno la pressione arteriosa un po’ ballerina, con i valori di massima e minima che nel tempo tendono a fluttuare in maniera significativa. È quanto dimostra uno studio pubblicato su Hypertension da un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Rutgers Cancer Institute di New Brunswick, nel New Jersey.
«La variabilità della pressione arteriosa può essere un segnale di instabilità della circolazione sanguigna, fattore che alla lunga può danneggiare i vasi sanguigni più piccoli determinando alterazioni della struttura e della funzionalità del cervello», spiega la coordinatrice dello studio, Bonnie Qin. «Queste fluttuazioni – aggiunge – possono indicare processi patologici come quelli infiammatori e difetti nella funzionalità degli stessi vasi sanguigni».
I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver monitorato l’andamento della pressione arteriosa di quasi 1.000 ultra-cinquantenni arruolati nella “China Health and Nutrition Survey”. La variabilità della pressione è stata calcolata partendo dai valori registrati durante tre o quattro visite mediche effettuate nell’arco di 5 anni. I partecipanti sono stati poi sottoposti ad una serie di test per valutare le performance cognitive durante lo svolgimento di semplici compiti come il conto alla rovescia o il richiamo di parole memorizzate.
I risultati dimostrano che il declino cognitivo è stato più veloce in quelle persone che hanno fatto registrare le fluttuazioni più ampie della pressione sistolica (la massima) tra una visita e l’altra. La variabilità della pressione diastolica (la minima) sono invece risultate associate ad un più rapido invecchiamento del cervello nelle persone fra i 55 e i 64 anni.
I ricercatori ammettono che è ancora troppo presto per parlare di un chiaro legame causa-effetto, ma suggeriscono ai medici di non limitarsi a valutare solo la media dei valori pressori registrati nel tempo: dando un’occhiata anche all’altalena dei valori, potrebbero scoprire più facilmente quali sono i pazienti a rischio di declino cognitivo legato all’avanzare dell’età.
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