Le schitarrate e i testi cupi delle canzoni heavy metal aiutano ad esorcizzare la paura della morte, ma non funzionano con tutti: le loro note colpiscono solo il cervello degli appassionati del genere. Lo dimostra uno studio pubblicato su Journal of Psychology of Popular Media da una coppia di giovani ricercatrici, Julia Kneer dell’Università Erasmus di Rotterdam e Diana Rieger dell’Università di Colonia, in Germania.
«L’heavy metal – affermano le due psicologhe – viene spesso associato alla morte dai non appassionati del genere, mentre i fan riferiscono che l’ascolto di questa musica li aiuta a sfuggire alla depressione e a scacciare i cattivi pensieri relativi alla morte».
Per capire il motivo di questa diversa percezione, le ricercatrici hanno condotto un esperimento coinvolgendo 30 volontari più o meno appassionati del genere musicale, a cui è stato chiesto di scrivere cosa pensassero della morte dopo aver ascoltato un pezzo metal (“Angel of death” degli Slayer) o un semplice audiolibro.
Mettendo a confronto le risposte è emerso che l’ascolto dell’heavy metal aiuta i fan a migliorare la propria autostima e ad affrontare l’idea della morte.
Ciò sembrerebbe confermare dunque la cosiddetta teoria della gestione del terrore, secondo cui le persone si proteggono inconsciamente dalla paura della morte e dall’ansia esistenziale attraverso l’adesione a visioni culturali che aumentano l’autostima e il senso di appartenenza ad un gruppo, dando un valore e uno scopo alla vita.
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