Internet effetti sul cervello. Era il primo gennaio del 1983 quando un piccolo drappello di scienziati d’Oltreoceano diede vita a una rivoluzione che avrebbe stravolto il mondo. Quel giorno, i computer delle principali università statunitensi vennero collegati tra loro grazie a un nuovo protocollo elettronico, il Tcp/Ip. La neonata rete venne smarcata dai network militari. La vecchia Arpanet, antesignana del web, fu ribattezzata internet e da allora non ha mai cessato di crescere. Internet non era più una connessione nelle mani della difesa americana, ma era diventato uno strumento al servizio di ricercatori e docenti universitari.
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Internet più rivoluzione sociale, che innovazione tecnica
«Il web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica», ha scritto l’informatico inglese Tim Berners-Lee, coinventore del World Wide Web (il www delle url), che pubblicò il primo sito web nel 1991. «Non si limita a collegare macchine, connette persone». Un assioma che, a trent’anni esatti da quelle radiose giornate, appare più che mai evidente.
Internet è parte integrante delle nostre vite. Ci accompagna dall’alba al tramonto, scandendo i ritmi delle nostre giornate. Secondo un recente studio del Censis:
- l’88% dei giovani possiede un profilo su Facebook.
- Il 60% degli italiani usa il web per orientarsi nelle grandi città.
- Il 41% per trovare lavoro.
- Solo il 32% dei connazionali – bebè e anziani inclusi – non si è mai imbattuto, almeno una volta nella vita, in un social network (come Fb e Twitter).
Internet effetti sul cervello
Il web ha rivoluzionato la nostra esistenza, ma anche il nostro cervello. «Nel giro di pochi anni, si è passati da una cultura scritta a una cultura telematica, con tutto ciò che ne consegue», nota Giuseppe Riva, docente di psicologia della comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano.
«Prima dell’avvento di internet, le informazioni venivano organizzate in maniera sequenziale, come si dice in linguaggio tecnico. C’era un unico ordine di lettura, che andava dalla prima all’ultima pagina di un libro o di un giornale. Oggi si è passati a una nuova dimensione cognitiva: si procede per connessioni e analogie. Anzi, meglio ancora: per link. A ogni dato sono collegate molte altre informazioni, che a loro volta conducono altrove, e così via. Siamo di fronte a un grande ipertesto, cioè un insieme di documenti messi in relazione tra loro per mezzo di parole chiave. La lettura non si svolge più in maniera lineare, perché l’utente sceglie di volta in volta, in base di quelle parole chiave, quale sarà il documento successivo a quello che sta leggendo. Insomma, non c’è più un senso unico ma infinite vie. Con un pericolo di perdersi decisamente elevato».
Il web arricchisce il sapere, ma lo frammenta
Gli effetti? Enormi. Questo specie tra coloro che sono venuti al mondo dopo l’arrivo del web, i cosiddetti nativi digitali. Aumentano gli stimoli creativi, ma c’è un rischio dietro l’angolo per bambini e ragazzi, se si instaura una dipendenza da computer. A furia di non seguire una storia dall’inizio alla fine, possono venire compromesse attenzione e concentrazione, come avverte lo psicologo statunitense Douglas Gentile, della Iowa State University, autore di uno studio su 3.034 giovani. «Oggi il sapere è più che mai frammentato», spiega il linguista Raffaele Simone, docente all’Università di Roma Tre, che a questi argomenti ha dedicato il suo ultimo libro, Presi nella rete, la mente ai tempi del web. «I contenuti si compongono e si scompongono come in un puzzle, ma senza un garante della conoscenza, un equivalente dell’enciclopedia Treccani su carta. Spesso non c’è controllo su quanto viene pubblicato online».
Internet effetti sul cervello: quali sono le reali conseguenze?
Le conseguenze, per quanto riguarda il nostro pensiero e il nostro cervello, appaiono notevoli. «Internet è velocissimo e veicola un numero eccessivo di informazioni», dice Alessandro Padovani, direttore della clinica neurologica dell’Università di Brescia. «Tutto ciò ci impone di selezionare e filtrare il flusso di dati, rendendo la nostra mente meno attenta ai dettagli e alla sfumature. Molti esperti, addirittura, sostengono che il web possa indurre a un impoverimento delle capacità di ragionamento e di riflessione, a un infiacchimento della creatività, delle potenzialità di apprendimento e di memoria. Penso che molti di questi timori, fatta eccezione per alcuni casi estremi, siano decisamente esagerati».
Le conoscenze su Facebook?
Come quelle reali, la Rete agisce, anche e soprattutto, sulle relazioni sociali. Grazie al web, le distanze si sono accorciate. Il mondo si è fatto più piccolo. «Nel ventesimo secolo, ciascuno di noi era strettamente vincolato alla comunità nella quale viveva», ricorda lo psicologo Riva. «Le caratteristiche sociali del soggetto risultavano limitate. Se Tizio aveva la passione del surf ma nel suo entourage non vi erano amanti del mare, probabilmente avrebbe deciso di dedicarsi a qualcos’altro. Con l’arrivo delle comunità virtuali, le cose sono cambiate. L’efficacia di chat room e forum, tuttavia, era minata da un innegabile dato di fatto: la possibilità di mentire, dando vita a identità fittizie. Oggi, grazie a Facebook, questa evenienza è in larga misura scongiurata. Ogni profilo ha un nome e cognome, con tanto di fotografie. I social network hanno poteri sociali pari a quelli delle conoscenze reali. È nata quella che noi chiamiamo una inter-realtà, che offre esperienze ottimali a qualsiasi tipo di utente».
Internet effetti sul cervello: come reagiscono gli studenti?
Un recente studio realizzato dalle Università Cattolica e Iulm di Milano ha misurato, anche attraverso l’elettroencefalografia e l’elettromiografia, le reazioni fisiche di trenta studenti alle prese con Facebook. A prescindere dal tipo di fruizione, è stato dimostrato che l’utilizzo dei social network induce a uno stato di profondo benessere e gratificazione. Di certo c’è che, oltre alle nostre menti, il web ha modificato anche la nostra percezione del mondo. Dal punto di vista spaziale, ma non solo.
Internet è uno spazio di informazioni infinite e grandi opportunità
«Il web, con i suoi infiniti contenuti, ha generato una sorta di eterna contemporaneità», racconta Davide Bennato, docente di sociologia dei media digitali a Catania. «Prima del suo avvento, ogni generazione aveva i propri riferimenti culturali. Oggi, grazie all’accessibilità alle informazioni resa possibile dalle tecnologie digitali, può capitare che un adolescente si appassioni alla musica anni Settanta o ai film di Vittorio De Sica. Si è creata una cultura trasversale, che prescinde da quella generazionale. E c’è dell’altro. Anche la percezione dell’identità è stata rivoluzionata. Per merito dei social media, è possibile esplorare aspetti della propria personalità che altrimenti sarebbero rimasti sopiti, avvicinandosi a stili di vita spesso molto lontani dalla propria quotidianità».
Anche il tradimento avviene online
Uno su tutti, il tradimento. Secondo un sondaggio condotto dal sito britannico Divorce Online, nel corso del 2011 un divorzio su tre è stato causato dalla creatura di Mark Zuckerberg, Facebook, ribattezzata per l’occasione lo sfasciafamiglie. Chissà se quella sparuta pattuglia di cervelloni americani, trent’anni fa, lo aveva messo nel conto.
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