Gli attacchi di panico sono crisi d’ansia improvvise, caratterizzate da sintomi somatici, soggettivi e cognitivi. A contraddistinguerli è anche la paura di avere un’altra crisi e le relative conseguenze, mentre la frequenza e la durata degli attacchi di panico possono variare da paziente a paziente. Il focus è di Donatella Marazziti, professore associato di psichiatria all’Università di Pisa puoi chiederle un consulto qui).
} SINTOMI
Sono tanti e non sempre si presentano insieme. I sintomi somatici più diffusi sono tachicardia, visione offuscata, dolore allo stomaco, vertigini, parestesia (alterazione della sensibilità degli arti e di altre parti del corpo). Nei sintomi soggettivi rientrano le sensazioni di estremo nervosismo, di morte imminente, di difficoltà respiratorie, e la sensazione di essere vicini a un infarto. Poi ci sono i sintomi cognitivi, come estraniamento e ottundimento. Gli attacchi di panico, inoltre, possono avere un grande impatto sulla qualità della vita. Per paura di un nuovo attacco e delle possibili conseguenze, si evitano situazioni considerate a rischio.
} CAUSE
L’attacco di panico è la conseguenza di un’amplificazione della risposta fisiologica all’ansia. È come se nel cervello scattasse una sorta di segnale d’allarme anche in assenza di un pericolo reale. Sulle cause di questa anomalia nel funzionamento dell’area del cervello responsabile della gestione dell’ansia si sa ancora poco.
} DIAGNOSI
iSi arriva a una diagnosi studiando e valutando attentamente la storia del paziente e il racconto della sua esperienza. L’importante è rivolgersi tempestivamente a uno specialista, prima che gli attacchi di panico portino ad altri problemi, come ipocondria e depressione. È sbagliato autocurarsi, soprattutto facendo ricorso a farmaci.
} TERAPIA
Sicuramente un approccio più naturale, come quello seguito da Giovanni Allevi, può essere d’aiuto. Ma nella stragrande maggioranza dei casi la soluzione migliore è quella di seguire una terapia integrata che, alle tecniche di rilassamento, unisce un adeguato trattamento farmacologico e la psicoterapia. La filosofia e la corsa, che hanno aiutato il musicista, raramente da sole bastano perché non vanno ad agire sulle funzioni cerebrali.
Farmaci. La terapia farmacologica può aiutare a tenere sotto controllo la serotonina, un neurotrasmettitore chiave per la gestione delle emozioni. Oggi abbiamo a disposizione diversi farmaci. Risultati buoni sono stati riscontarti, ad esempio, con gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
Psicoterapia. A volte può rivelarsi utile seguire una terapia comportamentale, specie quando il paziente diventa schiavo dei suoi attacchi. In questo modo si può imparare a gestire le proprie paure.
Tecniche di respirazione e stile di vita. Per Allevi sono state utili la filosofia e la corsa, per altri potrebbero essere utili altri tipi di attività, a seconda delle proprie inclinazioni. Sicuramente l’attività fisica e l’apprendimento di un’adeguata tecnica di respirazione possono aiutare, così come seguire una dieta sana.