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Clown e animali aiutano a stare meglio

L'esperienza della Fondazione Sacra Famiglia di Inzago mostra i benefici della clownterapia e della pet therapy per chi soffre di malattie neurodegenerative e per chi è ricoverato in un Hospice

Clownterapia, ovvero un sorriso per combattere le malattie neurodegenerative come Sla e sclerosi multipla e patologie invalidanti post traumatiche. Alla Fondazione Sacra Famiglia di Inzago, in provincia di Milano, i personaggi goffi e con il naso rosso sono i benvenuti, come spiega la dottoressa Valentina Siddi, responsabile della struttura che include una RSD (Residenza Sanitaria per Disabili) e un reparto di Hospice per malati al termine della vita: «Negli ultimi tre anni abbiamo attivato una collaborazione con Tondonasorosso Onlus, un’organizzazione senza fini di lucro che promuove attività di clownterapia laddove vi sia un disagio legato a una malattia».

Al momento la clownterapia è svolta unicamente nel reparto di RSD e sono in tanti, famigliari compresi, ad aspettare con ansia l’appuntamento del sabato con i buffi e colorati personaggi che portano allegria e buon umore di stanza in stanza. Un’idea nata con l’obiettivo di integrare le cure tradizionali, tipiche dell’ambiente socio sanitario, con il gioco e il sorriso. Così, tra capitomboli, palloncini e giochi di prestigio i clown interagiscono con i pazienti che ne traggono benefici fisici, emotivi e psicologici evidenti, creando dei piccoli momenti di benessere, con gioia e allegria in un luogo di disagio.

Gruppo San Donato

Non soltanto clownterapia. Da gennaio 2016 la Pet therapy ha fatto il suo ingresso all’Hospice, dove tutti i martedì cani, conigli ma anche galline e un asino interagiscono con i pazienti, si fanno coccolare e accarezzare in uno spazio dedicato a loro: «L’iniziativa è svolta in collaborazione con la cooperativa sociale Ellepikappa Onlus e si avvale di animali come coadiuvante alle cure tradizionali. Ci sono delle evidenti conseguenze positive legate al contatto con gli animali che portano un benefico impatto non soltanto sui pazienti, ma anche sulle famiglie dei ricoverati».
Si è visto, attraverso l’uso delle scale del dolore somministrate pre e post seduta, una rilevante variazione della percezione del dolore dopo la terapia con gli animali. Anche soltanto l’impatto visivo reca sollievo e porta benefici al tono dell’umore. La gallina ad esempio fa riaffiorare ai pazienti più anziani ricordi positivi legati alla giovinezza e ad episodi di vita agreste, mentre l’asino, dolce e mansueto, regala veri e propri attimi di serenità.

Il beneficio del contatto con gli animali è stato così alto che alcuni pazienti hanno richiesto di poter incontrare i propri amici a quattro zampe che hanno dovuto lasciare a casa: «Abbiamo chiesto preventivamente l’autorizzazione per far accedere gli animali domestici, anche perché i nostri pazienti in Hospice hanno tutti una stanza singola, quindi anche a livello igienico non comporta problemi ed è agevole e pratico ripulire gli ambienti. È un gran piacere da parte degli assistiti poter ricevere la visita dei propri piccoli animali domestici». Il contatto diretto con l’animale ha portato beneficio e reazioni emotive positive. L’animale trasmette empatia, serenità, allevia possibili stati di angoscia, paura e confusione e migliora l’andamento di giornate faticose e difficili per i nostri assistiti e i loro famigliari.

Per quanto riguarda la RSD, in estate la “fattoria” si trasferisce nel giardino all’aperto della Fondazione, dove vengono svolte quattro sedute collettive. Quando c’è una disabilità motoria si riscopre il beneficio di muoversi per raggiungere l’animale e porgergli del cibo, accennare sorrisi, stringere mani o zampe, aprire e chiudere gli occhi: canali comunicativi che si attivano grazie all’interazione con gli animali. Un piccolo spazio di distrazione dalla quotidianità che può trasformare giornate spesso tutte uguali, in un momento speciale.

di Eliana Canova

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