«Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti e ai cani, che poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no!» Le recenti dichiarazioni di Papa Francesco hanno scatenato le polemiche degli animalisti, ma senza mettere in dubbio che aiutare gli animali sia un pregio e non un difetto, certe volte si cade nel “patologico”. Ci sono persone che sviluppano un attaccamento morboso nei confronti degli animali da affezione e cadono nell’isolamento. Abbiamo approfondito l’argomento con l’esperto di OK Roberto Pani, professore di psicologia clinica all’Università di Bologna (puoi chiedergli un consulto qui).
Molte persone, soprattutto donne, trovano più facile sviluppare empatia nei confronti degli animali domestici che verso le persone. Come mai?
Recentemente, il Papa ha rilevato come alcune persone che ci vivono accanto, o anche incontrate nei vari contesti sociali, siano da una parte di noi scarsamente considerate sul piano umano: le stesse persone però possono mostrare un enorme interesse e carica emotiva, un atteggiamento ricco di ottimi sentimenti, per non dire di profondo amore per gli animali domestici. Spesso nell’interazione uomo-animale i giovani, ma in particolare i meno giovani, enfatizzano l’ingenuità, la purezza di cani e gatti, e i sentimenti di dolcezza di tenerezza da questi evocati.
Alcune di queste persone, tanto affettuose verso gli animali, esprimono con chiarezza di averle adottate, sostituendole nell’immaginario e spesso nei comportamenti a figli che non hanno potuto avere, o che hanno scelto di non procreare.
Quand’è che il legame con il proprio animale domestico diventa esagerato, un attaccamento morboso non più equilibrato?
Ci sono persone che più che amare mostrano un bisogno d’affetto senza controllo verso gli animali domestici, quasi si fondono psicologicamente con loro. Cani e gatti spesso vengono adulto-morfizzati, nel senso che i proprietari si considerano veri e propri genitori e li trattano come i figli ideali obbedienti, mai deludenti, molto ammaestrabili secondo i propri bisogni inconsci o consci. In altre parole, le proprie frustrazioni sono compensate al massimo di fronte alla fedeltà indiscutibile di cani e gatti.
In tal modo, però, non si rispettano nemmeno gli animali che sono interagenti con l’uomo, ma richiederebbero se potessero, di essere riconosciuti per quel che sono secondo la loro natura.
Dedicarsi all’aiuto delle persone è in genere più faticoso, l’identificazione con la sofferenza dell’altro è costosa perché oltre al comprendere dinamiche di sofferenza psichica che richiede saper ascoltare con grande attenzione e sensibilità, coinvolge troppo da vicino e perciò per molta gente è difficile da tollerare.
Piangere per un cane che soffre o per un gatto che muore è assai doloroso, ma può avere i suoi risvolti catartici e liberatori.
Cani e gatti alleviano la solitudine, specie negli anziani, e sono compagni di vita insostituibili. Da che cosa deriva la preferenze della loro compagnia a quella umana?
Gli animali domestici sono più docili, più remissivi, più obbedienti e a livello comportamentale, addestrabili. Questo fa sentire potenti, quasi onnipotenti, se si ottiene tutto quello che si vuole da loro. L’animale fa sentire buoni e giustificati, mentre avere a che fare con gli esseri umani, anche solo aiutarli, è più difficile e complesso. L’animale fa sentire più liberi di esprimere le proprie emozioni senza vergognarsi, senza temere di essere puniti, giudicati, condannati. Con gli animali si diventa complici perché ci fanno sentire compresi: ci possono salvare, proteggere, portare fortuna, farci venire il buon umore, non farci sentire soli, abbassare la pressione arteriosa e che dire della Pet Therapy? Anche l’impegno umanitario, altruistico, verso le persone e i nostri simili, è più difficile e complesso rispetto all’impegno e all’amore verso gli animali che appagano, senza chiedere nulla in cambio, i nostri bisogni urgenti di affetto.
Ci sono persone che, al contrario, non amano gli animali, tanto da non volerli neanche toccare o avvicinare: da che cosa è causata questa diffidenza, timore e ripugnanza?
Sì, è vero, bisogna dire che esistono anche persone che osteggiano quasi tutti gli animali e assumono addirittura un comportamento fobico e si difendono, come se fossero allergici, ma non lo sono. C’è un bisogno selettivo e preconcetto che fa loro pensare al senso di sporco, di sessualità animalesca, che risveglia qualcosa che può sfociare in malattia da germi, tutto ciò che implica il contatto fisico. Questo chiaramente non significa che siano più disponibili all’aiuto e all’intesa verso gli altri esseri umani.
Eliana Canova
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