L’adolescenza è una fase molto importante nella vita dell’individuo perché rappresenta il periodo di transizione dallo stato di bambino a quello di adulto, con la necessaria acquisizione di una serie di competenze e abilità indispensabili per il futuro. Spiega in questo Focus Augusto Iossa Fasano, psiconalista freudiano, consulente psichiatra della Asl Città di Milano (puoi chiedergli un consulto qui): «È il momento in cui si cerca di affermare il proprio essere e subire un trauma in periodo adolescenziale è più problematico rispetto a un altro momento della vita perché l’adolescenza comporta anche un cambiamento fisico, strettamente connesso alla sfera della sessualità. Nel caso di Gabriella Pession (leggi qui la sua testimonianza) l’infortunio durante un allenamento le ha impedito non solo di continuare la carriera da pattinatrice, ma ha anche interrotto lo sviluppo estetico, muscolare di un atleta. Ha visto cambiare totalmente le proprie abitudini e svanire il contesto in cui cercava di affermare la propria figura di adulta: le compagne di pattinaggio, l’allenatore, la palestra e le aspettative della famiglia. Per di più l’attrice ha raccontato di aver affrontato in quel periodo anche la morte del nonno e la separazione dei genitori.
LA PRIMA REAZIONE È LA RABBIA
È normale che la Pession abbia reagito all’infortunio dando sfogo alla rabbia: a quell’età non si ha la consapevolezza di poter fare scelte alternative. Il suo mondo ruotava attorno allo sport e il senso di impotenza rispetto a quello che le è accaduto ha preso il sopravvento, sfociando in un’angoscia profonda.
LA RICHIESTA D’AIUTO
La concomitanza di più accadimenti negativi è stata, però, un fattore positivo perché l’ha indotta a chiedere aiuto. Di solito una persona crede di poter superare da solo dei momenti di difficoltà della propria vita, ma alcune volte non ci riesce e porta con sé un malessere che poi degenera in crisi depressive o in stati ansiosi che si sfogano soprattutto in età adulta.
L’ASCOLTO COME CHIAVE FONDAMENTALE PER LA GUARIGIONE
La psicoanalisi si presenta come un metodo terapeutico efficace per eliminare elementi problematici di diversa natura, senza l’utilizzo di farmaci: lavora sulle diverse fasi della vita di una persona, cercando di far riemergere l’intelligenza creativa del bambino che in età adulta è stata messa da parte. Non è errata la classica immagine dello specialista che ascolta il paziente mentre racconta la propria vita disteso su una poltrona: il compito principale dello psicoterapeuta è proprio quello di ascoltare attivamente. Il colloquio, che dura di solito 45-50 minuti, non è un dibattito energico tra i due ma un monologo interrotto da poche, ma studiate, domande dello psicoanalista. Il cammino analitico (che non è detto debba durare tanti anni, anzi può risolversi in pochi mesi) ha come obbiettivo principale quello di costruire il futuro che l’individuo vede minacciato e la cui realizzazione è connessa alla pacificazione di un passato turbolento. Ciò non significa che l’azione dell’analista sia quella di «scavare»: è l’intervistato stesso a portare a galla eventi trascorsi che con il dialogo riesce a elaborare definitivamente.
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