Le vampate di calore mettono a disagio molte donne, che si trovano a dover convivere con questa particolare condizione nel periodo della menopausa. Controllarle si può e abbiamo chiesto come intervenire a Anna Maria Paoletti, esperta di endocrinologia ginecologica e Professore ordinario di ginecologia e ostetricia all’Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Scienze Chirurgiche (puoi chiederle un consulto qui).
Vampate di calore: come si manifestano?
I sintomi delle vampate di calore sono molto fastidiosi e frequenti. La sensazione di caldo è dovuta a una vasodilatazione che colpisce soprattutto la parte superiore del tronco, il volto in particolare. Dura pochi minuti e assieme alla vampata di calore si possono anche manifestare, non sempre, delle modificazioni di tipo cardiologico, come palpitazioni, e modificazioni della pressione arteriosa.
Dopo la vampata di calore, che crea un disagio anche di tipo psicologico e sociale perché improvvisa, si avverte una sensazione di sudorazione e dal caldissimo si passa al freddo. Questa condizione si verifica principalmente nelle ore notturne, creando anche un disturbo del sonno, problema che compare già durante il periodo critico della peri-menopausa o periodo di transizione.
Dal punto di vista epidemiologico, le donne che soffrono di questo disturbo sono pari al 75%. La durata delle vampate di calore è limitata al periodo della menopausa, ma per alcune donne dura molti anni, fino anche a 70 anni. In questi casi, non è stata seguita alcuna terapia per contrastarle.
Quali sono le cause?
La vampata di calore è causata dalla mancanza di estrogeni, calo che avviene durante la menopausa vera e propria, ma anche nella fase precedente. Questa diminuzione ormonale determina delle modificazioni a livello del centro ipotalamico, che controlla la termo regolazione. Tra le sostanze coinvolte ci sono anche le catecolamine, che hanno un effetto di tipo vasocostrittore.
La vampata di calore può essere “pericolosa”?
La vampata di calore va considerata come un disagio personale della donna, ma anche come un fattore che può predisporre a problemi cardiovascolari, proprio in relazione alla liberazione di catecolamine con azione vasocostrittrice.
È stato dimostrato che le donne che hanno un maggior numero di vampate di calore, hanno anche una maggiore predisposizione all’osteoporosi. Questo significa che con la vampata di calore si attiva un meccanismo di difesa a livello del surrene, e di conseguenza una liberazione di cortisolo, che è dannoso per le ossa e anche di alterazioni metaboliche che sono dannose per i vasi sanguigni.
Le vampate di calore non sono da sottovalutare, anzi vanno tenute in considerazione perché scatenano delle vere e proprie modificazioni del diametro dei vasi sanguigni. Questa sintomatologia è stata chiamata dagli esperti Sindrome X, simile cioè alla sensazione d’infarto cardiaco dovuta alla vasocostrizione delle arterie.
Come si possono contrastare?
La donna che manifesta questa sintomatologia e che prova forte disagio, deve essere trattata con una terapia adeguata. La cura migliore è quella ormonale sostitutiva (TOS o HRT, acronimo dall’inglese Hormonal Replacement Therapy), che ha sempre dato ottimi risultati. Prima di tutto occorre escludere altre cause che possono scatenare le vampate, come ad esempio le patologie a livello del surrene o alcuni tipi di tumore intestinale.
Una volta accertato che la vampata di calore è causata dalla menopausa, o dal periodo subito antecedente, si può iniziare la cura, che sarà personalizzata caso per caso. Spesso le donne sono terrorizzate all’idea di assumere ormoni, e questo atteggiamento è sbagliato, basti pensare che durante tutta l’età fertile, il nostro corpo ha prodotto quantità di ormoni ben superiori a quelle utilizzate nella terapia sostitutiva.
Gli effetti benefici sono riscontrabili in breve tempo e nell’arco di una decina di giorni le vampate scompaiono.
Chi non può seguire la terapia sostitutiva?
Alcuni soggetti a rischio non possono seguire la terapia sostitutiva. Tra questi, le donne che soffrono di patologia cardiovascolare, con episodi d’infarto del miocardio, perché il sistema arterioso è già alterato e ha già una predisposizione a formare trombi, e gli estrogeni sono fattori che attivano la coagulazione.
Tra i fattori di rischio nella patologia trombo embolica ci sono la predisposizione a formare trombi, il fumo e l’obesità.
Prima di prescrivere la terapia sostitutiva occorre escludere un sanguinamento uterino anomalo, valutando l’apparato riproduttivo, sia con la visita ginecologica sia con l’ecografia per documentare lo stato delle ovaie, l’utero e lo spessore dell’endometrio.
Infine le donne che hanno avuto un tumore al seno non possono assumere estrogeni.
Eliana Canova
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