A tre anni dai primi trapianti di utero fatti nel mondo in Svezia, le 9 donne che li hanno subiti, con un’età media di 33 anni, si sono ben adattate psicologicamente alla loro nuova vita, anche se in due casi c’è stato un fallimento, mentre tre delle altre 7 donne hanno partorito dei bambini sani (leggi qui la notizia sulla nascita del primo bambino). E’ questo il bilancio presentato da Stina Jarvholm del Sahlgrenska University Hospital di Gotheborg, al congresso dell’Associazione europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), appena conclusosi a Lisbona.
I risultati della valutazione hanno mostrato in tutte le donne un atteggiamento positivo, di speranza, perché tutte ora sentono di avere la stessa opportunità di avere una famiglia come gli altri, anche per le due in cui l’intervento non è andato a buon fine. Per loro era comunque l’unica possibilità a disposizione. Tutte le pazienti hanno detto che il trapianto ha avuto un effetto positivo sulla loro qualità di vita e gli ha dato speranza. La relazione con la donatrice, spesso la madre, è stata descritta come ”tornata normale, come prima se non migliorata”, indipendentemente dal successo o meno dell’intervento. (ANSA)