L’anestesia va letteralmente in fumo per colpa delle sigarette. Ebbene sì: servono dosi di anestetico più elevate per addormentare i fumatori attivi e passivi durante gli interventi chirurgici. Dopo l’operazione, servono perfino dosi più massicce di farmaci antidolorifici. E’ quanto dimostra uno studio dell’Università Bezmialem Vakif di Istanbul, presentato a Berlino in occasione del congresso della Società europea di anestesia.
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 90 pazienti sottoposte all’intervento di rimozione dell’utero, la cosiddetta isterectomia. Per ciascuna è stata valutata la quantità di anestetico propofol somministrato per endovena prima e durante l’operazione, oltre alle dosi del potente farmaco oppiaceo remifentanil usato per controllare il dolore post intervento.
Dai risultati è emerso che le donne fumatrici avevano avuto bisogno di più anestetico durante l’intervento, quasi il 40% in più rispetto alle non fumatrici e il 20% in più rispetto alle donne esposte a fumo passivo. Stesso discorso per l’antidolorifico: le fumatrici avevano usato dosi decisamente superiori, quasi il 23% in più rispetto alle non fumatrici e il 6% in più rispetto alle fumatrici passive.
Le ragioni di queste differenze non sono ancora chiare, ma i ricercatori puntano il dito contro la nicotina: questa molecola potrebbe infatti interferire con il metabolismo dei farmaci a livello del fegato, o forse potrebbe bloccare la loro azione sui recettori nervosi del dolore.