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L’ipertensione danneggia il cervello

Una tecnica avanzata di risonanza magnetica permette di individuare in fase molto precoce quei danni cerebrali che potrebbero aiutare nel prevedere l'insorgenza di demenze di origine vascolare. Il nuovo metodo è stato messo a punto da un team di ricercatori italiani

Uno studio condotto dal Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS) ha individuato, in pazienti ipertesi, l’esistenza di segni specifici di danno alla sostanza bianca del cervello, composta dalle fibre nervose che ne collegano le diverse aree. La ricerca, che viene presentata oggi 18 settembre 2015 alla Conferenza Internazionale sull’ipertensione arteriosa della American Heart Association (Council on Hypertension), a Washington, ha usato una tecnica avanzata di risonanza magnetica chiamata “tensore di diffusione” (DTI). Chiamato anche trattografia, questo metodo, che analizza la diffusione delle molecole di acqua nei tessuti e ne individua anche la direzione del flusso, permette lo studio dettagliato delle fibre nervose in modo assolutamente non invasivo.

Lo studio, che si è svolto su un campione di pazienti ipertesi e un gruppo parallelo di soggetti che presentavano una pressione arteriosa normale, ha concentrato l’attenzione sulle fibre nervose di sostanza bianca, che collegano le varie aree del cervello, il cosiddetto connettoma, valutando la loro struttura e la loro funzionalità. L’ipertensione arteriosa colpisce, danneggiandoli, diversi organi del nostro organismo. Uno di questi è sicuramente il cervello, dove può portare a deficit cognitivi anche molto seri. «Esistono già metodi efficaci – dice Daniela Carnevale, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma presso il Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionaledell’IRCCS Neuromed – per valutare il danno da ipertensione a livello di reni, occhi e cuore. Ma non per il cervello, se non quando il danno è ormai troppo avanzato. Così, attraverso la DTI, abbiamo voluto cercare un metodo per individuare i danni cerebrali che potrebbero aiutarci a prevedere l’insorgenza di demenze di origine vascolare».

Gruppo San Donato

«Ci sono – spiega Carnevale – diversi studi sugli effetti dell’ipertensione sulla sostanza grigia (composta dai neuroni, ndr). Noi ci siamo focalizzati sulla sostanza bianca e su come questa mantiene connessioni funzionali tra diverse aree cerebrali. Secondo i nostri risultati – conclude la ricercatrice – la DTI fornisce un metodo efficace per valutare un danno cerebrale pre-sintomatico nelle persone ipertese. In questo modo, insieme alla somministrazione di test cognitivi, specifici per le demenze su base vascolare, ci permetterebbe di individuare le terapie più adatte per ridurne la progressione, prevenendo lo sviluppo di una demenza».(ANSA).

 

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