E’ il classico ‘circolo vizioso’: quando un dolore stenta a passare, ecco che l’umore diventa nero e si sente ancora più male. E non è solo una diceria: il subentrare di uno stato depressivo, la tendenza a catastrofizzare e anche l’insonnia fanno leva su alcuni circuiti del dolore e ne accentuano l’intensità percepita. Lo spiega uno studio recentemente pubblicato su Arthritis Care & Research e condotto alla Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora che ha valutato i sintomi di 208 pazienti con osteoartrite alle ginocchia in relazione all’umore e alla qualità del sonno notturno.
I ricercatori hanno osservato che nei pazienti con maggiore tendenza a vivere la loro condizione in modo negativo e drammatico, aumentando nel tempo il rischio di cadere in uno stato depressivo, è amplificata la sensitizzazione centrale dei neuroni, un meccanismo di continuo invio di stimoli dolorosi che caratterizza le forme di dolore cronico. Lo stesso accade quando si dorme male: già uno studio precedente, pubblicato lo scorso autunno sulla stessa rivista da un team dell’Università dell’Alabama, aveva sottolineato che i disturbi del sonno incidono sulla percezione aggravata del dolore articolare.
Quasi un terzo degli adulti accusa dolori alle ginocchia, dovuti a lesioni alla cartilagine articolare. Traumi frequenti, attività fisica eccessiva o mal gestita o, semplicemente, l’invecchiamento dell’articolazione con l’età è alla base di cartilagini frastagliate, assottigliate e indurite, che possono anche limitare la mobilità. Stando alle stime statunitensi, il 77 per cento di chi soffre di osteoartrite del ginocchio ha difficoltà a prendere sonno o a dormire 6-8 ore continuative per notte. «Lo studio dimostra che la depressione gioca un ruolo importante nella relazione tra sonno e dolore, soprattutto nel caso quest’ultimo sia acuto», spiegano gli autori dell’ultimo studio. «Sono necessarie nuove indagini sul ruolo del sonno nella progressione della disabilità per capire se intervenendo sul sonno sia possibile anche interrompere il dolore nell’osteoartrite».