Menisco e cellule staminali. Non più rimozione chirurgica del menisco danneggiato, causa di dolore e articolazione poco ‘ammortizzata’. In futuro si potrà indurre l’organismo a ricostruirlo da sé con le cellule staminali, direttamente nel ginocchio. È questo l’orizzonte per i ricercatori della Columbia University che hanno già mosso i primi passi, realizzando con una stampante 3D un menisco in un polimero biodegradabile, in soli 30 minuti. Come capire che hai una lesione al menisco?
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Menisco e cellule staminali
Le cellule staminali sono cellule primitive, capaci di auto-rigenerarsi e di differenziarsi in diversi tipi di cellule con funzioni specifiche. Le cellule presenti nel sangue si chiamano emopoietiche. Quelle che si usano in ambito ortopedico sono le cellule misenchimali. Queste ultime si trovano praticamente ovunque nel nostro organismo, anche se sono in numero decisamente minore rispetto alle emopoietiche. Sono responsabili della rigenerazione dei tessuti connettivi, delle ossa, della cartilagine e dei muscoli.
Si possono isolare in laboratorio le cellule staminali grazie a un processo molto complesso che si chiama espansione cellulare. Queste cellule però non possono essere utilizzate in Italia a uso clinico.
Quello che è consentito è l’uso di “pseudo” cellule staminali. Si tratta di concentrati di tessuto, ricchi di cellule staminali e di altri componenti, compresi i fattori di crescita”, precisa la professoressa.
Come funziona
Nella ricerca pubblicata su Science Translational Medicine, il supporto stampato è stato infuso con due proteine umane ricombinanti, impacchettate in microsfere. Una volta inserito nell’articolazione del ginocchio, il menisco 3D ha agito da stampo. Le microsfere hanno rilasciato dei fattori di crescita e richiamato sul supporto biodegradabile le cellule staminali dell’organismo, capaci di ricreare il tessuto fibro-cartilagineo. Testata sulle pecore, la tecnica ha permesso la rigenerazione del menisco nell’articolazione in sole 4-6 settimane e a tre mesi dal trattamento gli animali sono tornati a camminare normalmente. Ora i ricercatori dovranno valutare se il tessuto ricostruito è duraturo e se il supporto biodegradabile può essere completamente smaltito dall’organismo.
FONTE: Science Translational Medicine