La riabilitazione dopo l’ictus riesce meglio se fatta in acqua: basta immergersi fino al petto e camminare per migliorare i movimenti e la capacità di sforzo di cuore e polmoni. Un allenamento meno faticoso, rispetto a quello fatto a terra o in palestra, grazie al sostegno dell’acqua, che dà anche maggiore sicurezza azzerando il rischio di pericolose cadute. E’ quanto dimostra uno studio pubblicato sull’American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation dagli esperti dello Jeju National University Hospital, in Corea del Sud.
La ricerca ha coinvolto 21 pazienti, alle prese con la riabilitazione dopo aver perso parzialmente la mobilità di una parte del corpo a causa di un ictus subito nei due mesi precedenti. Per valutare le loro performance fisiche, sono stati invitati a fare un test da sforzo camminando su un normale tapis roulant da palestra e su un analogo attrezzo immerso in piscina, con l’acqua che arrivava all’altezza del petto.
Confrontando i risultati ottenuti nelle due diverse condizioni, è emerso che lo sforzo in acqua portava ad un maggior consumo di energia e di ossigeno (parametro che riflette il funzionamento di cuore e polmoni). Nonostante ciò, la fatica percepita dai pazienti era decisamente minore.
«Il fatto che il tapis roulant in acqua permetta di fare esercizio aerobico senza far avvertire il peso corporeo lo rende un esercizio ideale per la riabilitazione post-ictus», affermano gli autori dello studio. L’acqua, infatti, riduce l’impatto su muscoli e articolazioni , facendo sentire i pazienti liberi dalla paura di cadere e farsi male.
Dopo questo primo studio preliminare, i ricercatori intendono portare avanti le loro indagini per verificare se l’esercizio in acqua comporti miglioramenti nella camminata e nella capacità di esercizio che durano nel tempo.
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