Non liquidatelo come un semplice mal di pancia. Il dolore pelvico che colpisce le donne nei giorni delle mestruazioni comporta una perdita di produttività lavorativa di circa 10 ore al mese, soprattutto in coloro che soffrono di endometriosi, una patologia capace di interferire profondamente non soltanto con la fertilità futura della donna, ma soprattutto con la sua qualità di vita. Lo rivela uno studio condotto su 1.500 donne in dieci Paesi, tra cui l’Italia.
«Il ciclo mestruale doloroso è un problema diffuso che interessa sei donne su dieci: nel 20% dei casi può assumere proporzioni tali da metterle in difficoltà nella vita di tutti i giorni», afferma Rossella Nappi, professore associato della sezione di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Pavia IRSS Policlinico S. Matteo. «La mestruazione – spiega la ginecologa – è di per sé un evento infiammatorio che determina il rilascio di sostanze proalgogene capaci di scatenare dolori crampiformi per due o tre giorni anche nelle donne che non presentano particolari patologie». A queste si aggiunge poi l’altalena degli ormoni estrogeni, che amplifica la percezione del mal di pancia e del mal di testa.
A volte, però, il dolore pelvico può nascondere problemi ben più seri come l’endometriosi. Questa malattia cronica debilitante, che colpisce il 10% delle donne in età fertile, è causata dall’impianto in sede anomala (ovaio, tuba, peritoneo, vagina, intestino) di tessuto endometriale, quello che, regolarmente collocato all’interno del corpo uterino, si sfalda ogni mese generando il ciclo mestruale. Anche gli impianti anomali purtroppo “mestruano” regolarmente, e questi ripetuti sanguinamenti endo-addominali sono causa di infiammazioni croniche, aderenze ed esiti cicatriziali che spesso compromettono seriamente anche la capacità riproduttiva. In queste donne, precisa la ginecologa, «si può sviluppare un dolore pelvico cronico, con fitte al basso ventre e senso di pesantezza che si manifestano anche al di fuori del ciclo mestruale».
In questi casi è facile capire come il dolore possa condizionare la vita di tutti i giorni, provocando una consistente riduzione delle performance lavorative, ma non solo. «Ci sono risvolti profondi anche sull’autostima e sulla percezione dello stress – spiega Nappi – oltre che un pesante costo per la vita di relazione, della coppia e della famiglia».
Per resistere, la donna spesso cerca l’aiuto dei farmaci analgesici, che però agiscono sul sintomo dolore e non sulla sua causa. Per un’azione più efficace, anche preventiva, la migliore arma è quella della contraccezione ormonale. «Oggi – ricorda la ginecologa – abbiamo a disposizione dei preparati sempre più mirati al controllo del dolore: contengono progestinici che hanno una forte azione antiproliferativa sull’utero: combinati agli estrogeni, riducono l’intensità del flusso mestruale, i fattori infiammatori e le crisi di dolore».