Non è solo una questione di pancia: tutto il corpo della mamma in dolce attesa va incontro a profondi cambiamenti, una vera e propria metamorfosi che in nove mesi stravolge il sistema cardiovascolare e il metabolismo, cambia la respirazione e il lavoro a carico degli organi. Volete qualche esempio?
Respirazione.
Gli ormoni aumentano il rilassamento della muscolatura bronchiale, la sensibilità al biossido di carbonio, con congestione delle vie aree superiori e iperemia delle mucose nasali. Questo può portare a modesti sanguinamenti dal naso. Il torace si modifica, il diaframma viene
spinto verso l’alto, incrementando sia la capacità respiratoria (+5%) sia il volume (+40%) e, di conseguenza, della ventilazione (+40%), con un aumento del contenuto di ossigeno nel sangue e una diminuzione dell’anidride carbonica. I sintomi materni che possono
derivare da questi cambiamenti sono dispnea, iperventilazione e diminuzione della resistenza alla sforzo.
Sistema cardiovascolare.
Si modifica per aumentare la quantità di ossigeno al piccolo, favorendo un maggior scambio di sostanze nutritive. L’aumento del volume del sangue in gravidanza (+55%) comporta, per la donna, una riduzione della pressione per la quale è consigliabile di assumere sempre, da sdraiate, posizioni laterali. Tutti questi cambiamenti possono inoltre favorire l’insorgenza di varici ed emorroidi.
Sangue.
Il sangue aumenta e cambia la sua composizione. La percentuale di globuli rossi, ad esempio, si riduce: questo fenomeno, che prende il nome di Anemia da Diluizione, richiede un’adeguata integrazione di ferro. La gravidanza comporta una stato di ipercoagulabilità del sangue con un maggior rischio di tromboembolia venosa, molto rischiosa. Per questo
l’attività fisica e il movimento sono fondamentali.
Vescica.
Già nei primi tre mesi di gravidanza si ha una riduzione del tono muscolare della vescica con un conseguente ristagno delle urine nel post-minzione che aumenta il rischio di infezioni dell’apparato urinario. Inoltre, l’aumento del volume dell’utero comporta la necessità di vuotare la vescica più spesso.
Apparato gastrointestinale.
La quantità di saliva e il suo pH cambiano, mentre nei primi tre mesi può comparire la nausea con conseguenti difficoltà nella deglutizione. La riduzione della motilità intestinale si traduce in un ritardo dello svuotamento gastrico con un aumento della acidità
gastrica e bruciori di stomaco. La riduzione della motilità del colon porta inoltre a stitichezza. Anche lo svuotamento della cistifellea risulta ritardato e questo, associato al cambiamento della composizione della bile, aumenta il rischio di calcolosi.
Scheletro.
L’aumento di peso e del volume dell’addome si traduce in un aumento della lordosi della colonna vertebrale: il baricentro si sposta in avanti e causa lombalgie, pubalgie e sciatalgie.
Pelle.
Il cambiamento ormonale altera il colore della pelle, con un accentuazione della linea alba (la linea di colore scuro che compare sul pancione). A questa si associa l’iperpigmentazione delle aree vicine ai capezzoli, che scompare rapidamente dopo il parto. In alcune donne, inoltre, si verifica ipersudorazione e acne. Per affrontare questi cambiamenti è necessario seguire un corretto stile di vita e soprattutto una sana alimentazione. Qualche utile consiglio ce lo danno gli specialisti di ginecologia, ostetricia e nutrizione del Gruppo Ospedaliero San Donato, con l’obiettivo di sfatare falsi miti e pregiudizi che spesso contagiano le mamme in dolce attesa.
Non si deve mangiare per due.
Il regime alimentare della mamma deve subire modificazioni soprattutto nella qualità degli alimenti consumati, per assicurare la copertura dei fabbisogni energetici propri e del nascituro.
Le ‘voglie’ alimentari non macchiano la pelle del neonato.
Gli angiomi color fragola sono dovuti all’accumulo di vasi sanguigni sotto la pelle; gli angiomi color caffè o caffelatte sono causati da una maggior concentrazione di melanina.
Bere birra non fa produrre più latte.
E’ stato dimostrato che la produzione di latte dipende da processi neuro-ormonali e non dalla quantità di birra che assume la donna. Al contrario, l’abuso degli alcolici aumenta il rischio di anomalie fetali: meglio limitarsi ad un massimo di 1-2 bicchieri di vino o birra alla settimana.
Niente olio di ricino per la stipsi.
È indicato mangiare cibi ricchi in fibre, come frutta, verdura e crusca, e bere molta acqua. È consigliato anche lo yogurt, perché i fermenti lattici in esso contenuti mantengono in equilibrio la flotta batterica, favorendo il buon funzionamento dell’intestino.
Queste e altre preziose informazioni sono contenute in un piccolo libretto, semplice ed efficace, che gli esperti del Gruppo San Donato hanno stilato nell’ambito del progetto EAT. Potete trovarlo in edicola, in allegato al numero di novembre di Ok Salute, oppure potete scaricarlo gratuitamente cliccando qui.
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