Una tecnica sperimentale che prevede la raccolta di cellule dal setto nasale è stata utilizzata con successo per riparare le articolazioni del ginocchio di alcuni pazienti. Due anni dopo questi stessi pazienti hanno raccontato di aver avuto grandi miglioranti per quello che riguarda il dolore e la funzionalità del ginocchio, secondo quanto riporta uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet.
Con l’innalzamento dell’età media sempre più persone si sottopongono a interventi per riparare le articolazioni del ginocchio. Tuttavia le tecniche esistenti non sono ideali, perché comportano diverse conseguenze.
Questo nuovo metodo, messo a punto dall’équipe guidata da Ivan Martin, professore di chirurgia e biomedicina all’Università di Basilea, invece sembra la soluzione ottimale. L’intervento è stato svolto in collaborazione con i colleghi italiani dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano.
I risultati sono davvero promettenti perché i nuovi tessuti migliorano costantemente nel tempo, diventando sempre più simili a quelli di una cartilagine sana.
Come funziona questa nuova tecnica? Vengono coltivate in laboratorio le cellule prelevate dallo stesso naso del paziente, con le quali gli esperti costruiscono nuove articolazioni modellandole fino a ottenere la forma idonea. Successivamente vengono impiantate nel ginocchio dei pazienti, cui era stata precedentemente rimossa l’articolazione danneggiata.
Ora i ricercatori svizzeri sono concentrati nel capire se questi miglioramenti vengono confermati anche in un tempo più lungo. Se la risposta sarà affermativa questa tecnica sarà estesa alla pratica clinica quotidiana, anche se come conferma Ivan Martin ci vorrà tempo.
«I nostri risultati confermano la sicurezza e la fattibilità degli innesti di cartilagine dalle cellule nasali per riparare la cartilagine danneggiata del ginocchio – spiega infatti Ivan Martin. – Ma l’uso di questa procedura nella pratica clinica di tutti i giorni è ancora molto lontano in quanto richiede una rigorosa valutazione della efficacia testata su grandi gruppi di pazienti e lo sviluppo di strategie di produzione al fine di garantire l’efficacia dei costi. Inoltre, al fine di estendere l’uso potenziale di questa tecnica alle persone anziane o con patologie della cartilagine degenerative come l’artrosi, deve essere fatto un lavoro di ricerca molto più approfondito».
Francesco Bianco
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