Chi può donare il midollo osseo? Perché è importante questo tipo di donazione? Si corre qualche rischio? Per fugare qualsiasi dubbio e fare un po’ di chiarezza nella testa degli italiani su un argomento ancora poco dibattuto, 2000 tra medici, sanitari e volontari scendono in campo in occasione della Settimana nazionale per la donazione del midollo osseo e cellule staminali emopoietiche che si tiene dal 17 al 25 settembre.
Grazie a questa iniziativa, Match it now, in oltre 150 città italiane (qui l’elenco completo) si potranno reperire le informazioni necessarie per poter iniziare a donare ed eventualmente sottoporsi al primo imprescindibile screening per l’iscrizione al registro donatori, l’Italian Bone Marrow Donor Registry (IBMDR).
Il meccanismo è più che mai elementare: è sufficiente andare in una delle piazze coinvolte, svolgere un colloquio preliminare con il personale medico e lasciare un campione salivare o un prelievo venoso. «Si tratta di una formula semplice e immediata che, lo scorso anno, ha consentito di iscrivere circa 4.500 donatori. Quest’anno ci aspettiamo di poter abbattere il muro delle 5.000 adesioni da parte di persone tra i 18 e i 35 anni» afferma Nicoletta Sacchi, direttore del Registro Italiano Donatori di midollo osseo.
Il midollo osseo, che si trova nelle ossa del cranio, nello sterno e nelle ossa del bacino, è costituito dalle cellule staminali emopoietiche (CSE), che sono le progenitrici dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine che normalmente circolano nel sistema sanguigno. In alcuni individui con malattie del sangue queste cellule non svolgono (o svolgono male) il loro compito, tanto da compromettere la salute del paziente. Spesso, dunque, si rende necessaria la sostituzione delle cellule staminali “malate” (mediante trapianto) con quelle “sane” del donatore. Purtroppo bisogna considerare anche un’altra variabile: le cellule del donatore devono essere compatibili con quelle del ricevente, altrimenti quest’ultimo non potrà riconoscerle come proprie, andando così incontro al rigetto. Ecco perché i 28 milioni di donatori nel mondo sembrano essere tantissimi ma in realtà non lo sono.
«Grazie alle donazioni di cellule staminali emopoietiche nel primo quadrimestre del 2016 abbiamo eseguito 540 trapianti allogenici» spiega Francesca Bonifazi, Presidente del Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo (GITMO). «Ricordo inoltre che il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è l’unica terapia in grado di guarire molte malattie neoplastiche e non del midollo osseo» conclude. Secondo i dati forniti dal GITMO le principali malattie per le quali le cellule staminali sono state utilizzate a scopo di trapianto sono state le leucemie acute (54%), mielodisplasie (16%), altre neoplasie ematologiche (8%) e malattie non neoplastiche (9%).
«Quello di Match it now è un evento che vede insieme le due federazioni italiane, Associazione Donatori Midollo Osseo e Associazione Donatori Cellule Staminali Emopoietiche, i partner istituzionali, il Registro Nazionale Donatori Midollo Osseo e le più prestigiose società scientifiche italiane per rafforzare maggiormente quella che è una task force che ci vedrà sempre più impegnati insieme nella lotta alle patologie oncoematologiche» chiarisce Rita Malavolta, Presidente ADMO.
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