Tutti i giorni, più volte al giorno, l’iniezione di insulina per tenere sotto controllo il diabete di tipo 1 e a volte anche quello di tipo 2. E per tutta la vita. Ma cosa comportano queste iniezioni quotidiane? Possono provocare la lipodistrofia, un’alterazione del grasso sottocute con conseguente ispessimento del tessuto sottocutaneo nella zona dove viene inserito l’ago della siringa o della più diffusa penna autoiniettiva.
Non si tratta di un problema solo estetico, anzi: il tessuto lipodistrofico ostacola l’assorbimento corretto dell’insulina che non è più omogeneo e diventa quindi imprevedibile con conseguente impatto sulla gestione della glicemia e sul controllo metabolico. Anche quando si utilizza un microinfusore possono esserci dei problemi: sulla pelle si formano delle piccole e antiestetiche cicatrici bianche. In questi casi, si può fare qualcosa per ridurre gli inestetismi e migliorare l’assorbimento dell’insulina?
Buone notizie arrivano da uno studio italiano condotto da Andrea Scaramuzza, responsabile del Servizio di Diabetologia della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, presentato a Pianeta Diabete, il Forum promosso dalla SID, la Società Italiana di Diabetologia (Riccione, dal 17 al 21 ottobre). Nello studio è stata valutata l’efficacia di una crema a base di elastargene 3C, tra i cui elementi attivi figurano tra l’altro elastina, collagene, arnica, L-carnitina e caffeina.
«Avevo letto i risultati positivi di uno studio spagnolo che aveva misurato l’azione di questa crema nei casi di lipodistrofia – spiega Scaramuzza – e, ad essere sincero, mi sono incuriosito e mi sono chiesto se si potevano ottenere buoni risultati anche nei confronti delle piccole cicatrici bianche lasciate sulla pelle dei miei giovani pazienti che utilizzano il microinfusore».
Da qui è nata l’idea dello studio, durato sei mesi, condotto sua una quarantina di pazienti che utilizzano il microinfusore, divisi in due gruppi, uno in trattamento con elastargene 3C, l’altro in trattamento con placebo. Lo studio era in cieco, ovvero nessuno sapeva chi utilizzava la crema e chi il placebo, lo si è scoperto solo al termine del periodo di test.
«Il primo gruppo, quello che aveva effettivamente utilizzato la crema, ha riportato visibili miglioramenti delle piccole cicatrici bianche presenti sulla pelle nei siti di iniezione, scomparse nel 45% dei casi e migliorate nel 55%. Nel gruppo di controllo che utilizzava il placebo invece non è stata registrata alcuna modifica».
Ma non è stato l’unico risultato, ce n’è stato uno ancora più importante: «Dallo studio si evidenzia un significativo miglioramento del compenso glicemico: nel periodo di trattamento con la crema infatti nei pazienti è stata registrata una riduzione significativa dell’emoglobina glicata dello 0,53%».
Un dato che molto probabilmente è legato a un migliore assorbimento dell’insulina nel sottocute conseguente all’utilizzo della crema. «L’emoglobina glicata è un indice del compenso metabolico ed è ormai riconosciuto che più è alto questo valore, più è alto è il rischio di sviluppare complicanze a lungo termine. Quindi la possibilità di migliorare questo parametro, banalmente con l’applicazione di una crema, è sicuramente una buona notizia per tutte le persone con diabete».
Restano sempre validi alcuni consigli di ‘buona pratica’ che diminuiscono il rischio di sviluppare lipodistrofie:
- – Alternare i siti di iniezione: braccia, addome, cosce e glutei
- – In ciascun sito, alternare i lati destro e sinistro del corpo
- – In ciascun sito, spostare il punto d’iniezione di un centimetro rispetto alla precedente iniezione
- – Effettuare l’iniezione nello strato di grasso sottocutaneo per fare in modo che il rilascio dell’insulina avvenga in maniera adeguata e costante. Al termine dell’erogazione di insulina, contare dieci secondi per far in modo che la dose venga iniettata completamente
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a cura della redazione