Conosciuta anche come fuoco di Sant’Antonio, l’Herpes Zoster è una malattia radicata nella storia della medicina e dei popoli. Provoca lesioni cutanee molto dolorose e complicanze che possono durare anni. Ma è possibile curare l’herpes zoster e quale prevenzione si può adottare? Ne parliamo con Antonio Volpi, professore di malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma.
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Che cos’è l’Herpes Zoster?
È una condizione morbosa acuta, caratterizzata da manifestazioni dermatologiche e neurologiche dolorose, originata dalla riattivazione del virus varicella zoster (VZV) che causa due malattie: la varicella e l’Herpes Zoster. La prima si manifesta generalmente durante l’infanzia, è molto contagiosa e con il passare del tempo il virus rimane allo stato latente in numerosi gangli nervosi sensitivi craniali e del midollo spinale. Con l’aumentare dell’età e con la riduzione della risposta immunitaria, il virus può riattivarsi, ridiscendere lungo il nervo che aveva risalito durante la varicella e dar luogo ai caratteristici grappoli di vescicole tipici dell’Herpes Zoster. Il liquido delle vescicole contiene virus che può contagiare soggetti che non abbiano avuto la varicella o che non siano stati vaccinati.
Quanto dura la malattia e come si cura?
Le vescicole durano in media quattro o cinque giorni, poi si trasformano in croste e dopo un mese si è guariti dalle lesioni cutanee. Associato alle manifestazioni cutanee c’è però quasi costantemente dolore, bruciore, prurito, ipersensibilità localizzata. Il dolore può durare per mesi o anche anni. La zona più colpita è quella toracica, seguita dalla oftalmica. Con l’aumentare dell’età si osservano maggiormente lesioni al volto, agli occhi, e meno sul torace. La forma che coinvolge la branca oftalmica del nervo trigemino, spesso definito come Herpes Zoster Oftalmico, rappresenta il 10-20 per cento dei casi di Herpes Zoster. Il dolore si presenta con tre fasi distinte: dolore prodromico prima dell’insorgenza del rash; dolore acuto o neurite, durante il periodo del rash cutaneo; dolore cronico (PHN) che segue le lesioni cutanee o che persiste per lungo tempo dopo la scomparsa del rash.
Quali soggetti sono più a rischio di Herpes Zoster?
Prima di tutto è bene precisare che l’incidenza dell’Herpes Zoster è simile in tutto il mondo, e non presenta andamento stagionale ed epidemico. In Europa, si stima che si verifichino 1,7 milioni di casi ogni anno. Circa una persona su quattro presenta la malattia nel corso della vita e oltre due terzi dei casi si manifesta in individui di età superiore a 50 anni. Perciò, con l’aumentare della popolazione anziana e fragile, si attende un aumento dei casi nel prossimo futuro. L’età è il principale fattore di rischio per l’Herpes Zoster. I soggetti più colpiti sono quelli al di sopra dei 50 anni e i casi aumentano con l’aumentare dell’età per un calo dell’immunità specifica per VZV. Oltre all’età, condizioni mediche come il diabete, la depressione maggiore, eventi stressanti della vita, trattamenti immunosoppressivi, l’infezione da HIV aumentano il rischio di presentare la malattia. In Italia ogni anno si verificano almeno 157 mila nuovi casi.
Più il paziente è anziano più faticherà a guarire?
Certo. Con l’aumentare dell’età, cresce anche la gravità della patologia. Tra il 1999 e il 2005 il 62 per cento dei ricoveri per Herpes Zoster è stato registrato in soggetti di età superiore a 65 anni, con una durata media della degenza di otto giorni e un totale di oltre 22 mila giornate di degenza all’anno. Gli effetti della malattia hanno un impatto negativo sulla qualità della vita, specie nei soggetti più anziani, che non riescono più ad affrontare le consuete attività quotidiane come il sonno, il lavoro e il tempo libero, e ciò si ripercuote anche sui loro familiari. Inoltre, il dolore può condurre il paziente a stati depressivi anche gravi.
Curare l’herpes zoster
Attualmente non sono disponibili trattamenti farmacologici che possano prevenire l’insorgenza dell’Herpes Zoster. Nella fase acuta, il trattamento primario prevede l’uso di antivirali, che devono essere somministrati per sette giorni iniziando entro 72 ore dalla comparsa dell’eruzione cutanea, e di farmaci per il dolore che nella maggior parte dei casi vanno continuati anche dopo la fase acuta.
Non si guarisce mai del tutto?
La complicanza più frequente dell’Herpes Zoster è la Nevralgia Post Erpetica (PHN), una sindrome dolorosa, causata da una lesione primaria o da una disfunzione del sistema nervoso. In pratica il nervo lesionato scarica l’informazione che è danneggiato. È caratterizzata da dolore lungo le terminazioni nervose cutanee, ogni stimolo viene percepito con bruciore o prurito. Alcuni recenti studi hanno evidenziato la persistenza di sintomi fino a molti anni dopo l’insorgenza di Herpes Zoster. Il 6,2 per cento della popolazione adulta che ha presentato Herpes Zoster ha sperimentato una Nevralgia Post Erpetica di almeno tre mesi. Si tratta di una complicanza che colpisce soprattutto le persone anziane: è raro, quindi, che insorga in pazienti con un’età inferiore a 30 anni.
Il vaccino anti Herpes Zoster esiste?
Sì. Il vaccino esiste ed è stato autorizzato in Europa nel maggio 2006. È indicato per la prevenzione dell’Herpes Zoster e della Nevralgia Post-Erpetica nei soggetti di età pari o superiore ai 50 anni. Agisce contrastando la riattivazione e la replicazione virale del virus, già presente e latente. Non è un vaccino terapeutico e non è indicato per il trattamento dell’Herpes Zoster o della Nevralgia Post Erpetica.
Il vaccino riduce significativamente il rischio di sviluppare la malattia e ha un effetto anche sulla riduzione del dolore acuto e cronico associato allo Zoster. In definitiva, almeno la metà dei casi sarebbe evitata dalla vaccinazione e il vaccino è raccomandato (con o senza finanziamenti pubblici) in diversi paesi nel mondo.
In questo modo si limitano non soltanto le sofferenze causate dallo Zoster, ma anche un importante peso economico. Studi recenti di farmaco-economia hanno stimato un costo annuo di 41 e 99 miliardi di Euro in Europa e un costo di 41 milioni in Italia e un rapporto favorevole tra costi evitati e costi legati alla vaccinazione.
Eliana Canova