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Tumore del colon-retto: avere qualche chilo in più può aiutare

I pazienti in sovrappeso hanno più chance di sopravvivenza rispetto a quelli normopeso

Avere qualche chilo di troppo può essere un bene per i pazienti colpiti da tumore del colon-retto: un nuovo studio statunitense, pubblicato su Jama Oncology, dimostra infatti che il rischio di morte è praticamente dimezzato nei malati in sovrappeso rispetto a quelli normopeso.

Sembra dunque che ci troviamo davanti ad una nuova “pesante” conferma del misterioso “paradosso dell’obesità”, su cui esperti di tutto il mondo si interrogano ormai da anni: com’è possibile che per certe patologie le taglie forti risultino più “sane” delle persone longilinee? Il grasso può davvero fornire una protezione extra in alcuni casi, o forse sbagliamo a considerare l’indice di massa corporea come un indicatore affidabile?

Gruppo San Donato

«Il sovrappeso e l’obesità sono stati identificati da tempo come fattori di rischio per molte malattie, tumori inclusi, ma per i pazienti già colpiti da cancro del colon-retto sembra che qualche chilo in più possa offrire una certa protezione rispetto al rischio di mortalità», spiega la coordinatrice dello studio Candyce H. Kroenke, ricercatrice dell’organizzazione sanitaria Kaiser Permanente ad Oakland, in California.

Il suo gruppo di ricerca è giunto a questa conclusione dopo aver esaminato le cartelle cliniche di 3.400 pazienti a cui era stato diagnosticato un tumore del colon-retto dal primo fino al terzo stadio di malattia. Il loro rischio di mortalità è stato confrontato con l’indice di massa corporea (IMC, calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza espressa in metri) al momento della diagnosi e a 15 mesi di distanza.

I risultati indicano che i pazienti sottopeso (con IMC inferiore a 18,5) e obesi (IMC superiore a 35) hanno un rischio di mortalità più elevato rispetto a quelli normopeso (IMC tra 18,5 e 23).

A sorpresa, però, è anche emerso che i pazienti decisamente in sovrappeso alla diagnosi (IMC tra 28 e 30) hanno un rischio di mortalità più basso del 48%, e un rischio di mortalità da cancro del colon-retto che è ridotto del 55%, rispetto ai pazienti normopeso.

«I meccanismi biologici che stanno dietro a questo paradosso dell’obesità non sono ancora noti e dovranno essere indagati da ulteriori studi», sottolinea la nutrizionista epidemiologa Bette J. Caan che ha collaborato alla ricerca. «I dati per ora ci dicono che il peso ideale che serve ad avere una prognosi più favorevole dopo la diagnosi di cancro potrebbe non essere lo stesso peso ideale raccomandato per prevenire il cancro».

La prevenzione, comunque, non si fa solo sulla bilancia. Dopo i 50 anni, lo strumento più efficace è quello della ricerca del sangue occulto nelle feci, eseguita ogni 2 anni. L’esame, estremamente semplice e non invasivo, consiste nella raccolta (eseguita a casa) di un piccolo campione di feci e nella ricerca (in laboratorio) di tracce di sangue non visibili a occhio nudo, che possono essere indizio della presenza di forme tumorali oppure di polipi che possono degenerare col tempo.

Lo screening viene offerto gratuitamente ai cittadini nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 69 anni nella maggior parte delle Regioni italiane. In genere, le ASL spediscono gli inviti al domicilio e le persone che intendono aderire al programma devono solo ritirare il kit per l’esame nei punti convenzionati con i servizi di prevenzione (come le farmacie). Grazie a questo semplice test da effettuare a casa è possibile intercettare la malattia in fasi precoci, quindi potenzialmente curabili, o di individuare i precursori del cancro, comunemente definiti polipi, la cui rimozione per via endoscopica impedisce l’insorgenza del tumore colorettale.

 

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