È pericoloso colpire di testa il pallone? Sono anni che i neurologi stanno indagando sui danni che questa pratica sportiva causa nel cervello di chi la pratica. Quest’acrobazia, che spesso sfugge alle grinfie del portiere avversario e porta a gol spettacolari, inciderebbe sulle funzionalità cerebrali, provocando delle anomalie.
Un recente studio ha confermato che colpire regolarmente un pallone con la testa giocando a calcio per un periodo di appena due anni può portare a un declino della memoria e nell’abilità di formulare pensieri.
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Nei campionati del Regno Unito si sta cercando di correre ai ripari
La preoccupazione è ormai così alta che la federazione calcistica inglese vieta di colpire la testa ai giocatori sotto i 12 anni. Gli scozzesi hanno deciso che durante gli allenamenti, soprattutto il giorno prima e quello successivo alle partite, non bisogna colpire la palla con la testa.
La ricerca conferma che è pericoloso colpire di testa il pallone
La ricerca ha analizzato i cambiamenti nel cervello di 148 calciatori amatori nel corso di due anni. I ricercatori hanno utilizzato immagini del cervello e poi hanno sottoposto i giocatori a test sulla memoria e l’intelligenza logica. Gli esami sono stati fatti all’inizio della studio e alla fine.
Diversi giocatori hanno avuto una diagnosi di encefalopatia traumatica cronica. Si tratta di una condizione del cervello legata proprio ai continui traumi, che possono portare a demenza. Uno studio sui rugbisty era arrivato a conclusioni molto simili.
Già altri studi hanno sostenuto che è pericoloso colpire di testa il pallone
Uno studio dell’Università di Stirling, in Scozia, ha preso in esame 19 calciatori dilettanti over 22 (tra questi erano presenti anche 5 ragazze). I ricercatori hanno chiesto loro di colpire con il capo per 20 volte consecutive un pallone proveniente da calcio d’angolo, “sparato” da una macchina a velocità standard.
Prima e dopo l’azione sul campo, i ricercatori hanno monitorato alcuni parametri del cervello, tra cui le funzioni cognitive e la capacità di memorizzazione. Dallo studio, pubblicato poi sulla rivista scientifica EBioMedicine, è emerso che i calciatori sottoposti a queste sessioni “intensive” di testate presentavano sia un’alterazione elettrofisiologica sia una riduzione della memoria, che peggiorava fino al 67%.
Il nuovo studio sostiene che sia più rischioso
Il cervello, quindi, risultava “in tilt” e non al massimo delle proprie facoltà, anche se l’indebolimento svaniva nell’arco delle 24 ore successive.
Come sottolineano i ricercatori stessi, difficilmente un calciatore colpisce così tante volte il pallone durante una gara sola: ma i dati raccolti sono indicativi del fatto che questo gesto atletico, che peggiora già le funzioni cerebrali degli adulti, potrebbe avere delle ripercussioni a breve termine anche sui bambini, che presentano un cervello ancora in fase di sviluppo.