Animale sociale, sì, ma dietro a buone maniere e convenevoli, acquisiti con millenni di storia ed evoluzione, l’uomo conserva comunque la sua parte animale. Anche in una stretta di mano, gesto di cortesia per eccellenza, che servirebbe di fatto ad annusare le persone. Lo svelano i ricercatori del Weizmann Institute di Israele che hanno condotto una serie di esperimenti per chiarire le basi etologiche di questa consuetudine esclusivamente umana.
Non solo saluti e presentazioni, con la stretta di mano ci si scambia l’odore che, agendo per vie subliminali, influenza il comportamento e le interazioni sociali. Nel corso dello studio, i cui risultati sono resi noti sulla rivista eLife, il team di ricerca israeliano ha infatti rilevato che tracce di segnali odorosi venivano lasciati anche sul tessuto di guanti, quando indossati per stringere la mano. L’uomo non rimane impassibile a queste informazioni olfattive lasciate sulla propria pelle da qualcun altro «ma va a cercarle», specifica Idan Frumin che ha guidato gli esperimenti. Del resto, in natura, lo fanno tutti. «Roditori, cani e altri mammiferi – prosegue – si annusano continuamente nelle interazioni sociali e sembra che nel corso dell’evoluzione anche l’uomo abbia conservato questa pratica, solo a livello subliminale».
Studiando il comportamento di 280 volontari con telecamere nascoste, i ricercatori hanno osservato che dopo la stretta di mano l’istinto è quello di annusarsi le mani, seppure impercettibilmente, per entrare in contatto con l’odore dell’altro. O con il proprio: quando si stringe la mano a una persona dello stesso sesso l’istinto animale ci spinge ad annusare la mano destra (con cui si è fatto il gesto), mentre di fronte a un individuo del sesso opposto tendiamo a cercare rassicurazioni nel nostro odore, annusando la mano sinistra che ha evitato il contatto.
CP