Il sole ci può far battere il cuore, letteralmente. Basterebbe impiantare sotto pelle una piccola cella solare, grande appena 3,6 centimetri quadrati, per ricaricare il pacemaker in maniera continua, d’estate come d’inverno, mettendo il cuore al riparo dai capricci delle batterie. Lo dimostrano le prime simulazioni fatte in Svizzera all’Università di Berna e pubblicate sulla rivista Annals of Biomedical Engineering.
Addio batterie
Alimentare i pacemaker a energia solare potrebbe rappresentare un’importante svolta tecnologica per la vita dei pazienti con aritmie: non servirebbe più controllare e sostituire periodicamente le batterie, e gli stessi pacemaker potrebbero diventare ancora più piccoli e meno invasivi.
I test
Per verificare la fattibilità di questa rivoluzione hitech, i ricercatori svizzeri hanno messo a punto dieci piccole celle solari, grandi 3,6 centimetri quadrati, e le hanno ricoperte con dei filtri ottici per simulare meglio le condizioni in cui si troverebbero a operare se impiantate sotto cute. Questi dispositivi sono stati quindi indossati sul braccio da 32 volontari per una settimana in estate, autunno e inverno.
Positivi i primi risultati
Gli esiti dei test dimostrano che le piccole celle solari funzionano alla grande: indipendentemente dalla stagione, riescono a generare più energia dei 5-10 microwatt necessari ad alimentare un tipico pacemaker cardiaco. Basti pensare che la cella solare più improduttiva è riuscita a generare ben 12 microwatt.
La ricerca continua
I ricercatori pensano che queste conclusioni possano essere estese a qualsiasi altra tecnologia mobile applicata sul corpo umano, anche se resta da definire con esattezza il punto migliore in cui la cella solare debba essere impiantata per catturare con maggiore efficienza la luce solare, tenendo conto anche dello spessore della pelle del paziente.
di Elisa Buson
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