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Ibernazione: sì in Gran Bretagna alla crioconservazione di una ragazzina

Cos'è e come funziona la crionica. Nessuno ha mai dimostrato la capacità di tornare in vita dopo essere stato "congelato"

«Ho solo 14 anni e non voglio morire, anche se so che sto morendo. Voglio vivere, vivere più a lungo, e credo che in futuro verrà trovata una cura per il mio cancro e sarò risvegliata». La consapevolezza, il dramma, la speranza.

C’è tutto questo, nelle commoventi parole scritte da un’adolescente britannica per convincere i giudici dell’Alta Corte londinese ad accettare la sua estrema volontà: non essere sepolta dopo la morte, ma ibernata negli Stati Uniti nella speranza di essere riportata in vita in un ipotetico futuro.

Gruppo San Donato

Una specie di “Bella addormentata” dei giorni nostri, così attaccata alla vita e fiduciosa nella tecnologia da essere disposta a rimanere sospesa addirittura per secoli in un limbo, in attesa di essere risvegliata dal “bacio” del progresso scientifico.

Ma come funziona l’ibernazione o meglio la crionica, ovvero la preservazione a basse temperature (criopreservazione) di uomini e animali che la medicina odierna non è in grado di tenere in vita, con la speranza che in futuro sia possibile ripristinare le loro funzioni vitali e curarli?

– Innanzitutto il processo ha bisogno di essere iniziato il prima possibile, subito dopo la morte del paziente per fermare la morte delle cellule del cervello e dei nervi a causa dell’assenza dell’ossigeno.

– Il corpo prima è raffreddato in un bagno di ghiaccio per ridurre lentamente la temperatura corporea, per poi essere congelato dopo.

Il sangue è rimosso dal corpo e sostituito da un fluido criogeno, che impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio all’interno del corpo, che danneggerebbero le cellule.

I corpi sono poi trasferiti nelle società di stoccaggio, che esistono solo negli Stati Uniti e in Russia.

– Queste società mettono le persone all’interno di una borsa speciale chiamata arctic sleeping bag e poi vengono inseriti in grandi contenitori, dove la temperatura continua ad abbassarsi.

Non c’è mai stata alcuna prova scientifica che provi che gli scienziati che si occupano di crionica siano in grado di riportare in vita un corpo.

Tornando alla storia della ragazza inglese, con la madre al proprio fianco e contro la volontà del padre (che non vedeva ormai da anni), la teenager ha così dato vita ad una battaglia legale senza precedenti e, come in una vera fiaba, il lieto fine è arrivato: i giudici hanno detto sì, dividendo l’opinione pubblica britannica e non solo.

La loro decisione, presa nei mesi scorsi, è stata resa nota soltanto ora, a vicenda conclusa: la 14enne infatti è deceduta ad ottobre ed è già stata trasportata negli Usa, come riferisce la Bbc.

Il giudice che ha pronunciato la sentenza, Peter Jackson, ha raccontato di aver fatto visita alla ragazza in ospedale nei suoi ultimi giorni di vita e di essere rimasto «toccato dall’animo coraggioso con cui ha affrontato la sua sorte».

Ma ha aggiunto che, tecnicamente, è stato chiamato solo a pronunciarsi sulla disputa fra genitori divorziati, in contrasto su come disporre del corpo della figlia dopo la morte.

«Anche se il trattamento dovesse funzionare e venisse riportata in vita fra 200 anni – aveva affermato il padre della ragazzina – al risveglio potrebbe non avere più familiari, oppure potrebbe aver perso la memoria, finendo così per trovarsi in una situazione disperata, considerato che sarà negli Stati Uniti e avrà ancora soltanto 14 anni».

Di tutt’altro parere la madre dell’adolescente, che l’ha sostenuta in questa battaglia e nella ricerca su Internet di informazioni riguardo alla crioconservazione post-mortem.

Questa procedura è ancora molto controversa: nessuno sa se sarà davvero possibile “resuscitare” le persone crioconservate. Nonostante queste incertezze, negli Stati Uniti e in Russia esistono già dei centri che offrono il servizio, congelando i corpi nell’azoto liquido a temperature inferiori ai – 130°C con un costo stimato di 37.000 sterline (circa 43.000 euro).

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