Sono tanti gli eventi che nel corso della vita possono rappresentare una criticità per i singoli partner o per la coppia e vanno dai problemi lavorativi, alla gravidanza, dai lutti familiari alla neogenitorialità ai problemi di salute. Situazioni che possono essere superate insieme o che, al contrario, potrebbero allontanare i partner.
Insieme ad affrontare i problemi di salute legati alla sessualità
I problemi di salute potrebbero investire anche la sessualità: uomini e donne, come si comportano? Ginecologi e sessuologi da un po’ anni a questa parte affermano che è in corso un cambiamento nell’approccio e di assistere sempre più spesso “coppie” e non i partner singolarmente.
Un mutamento che riguarda anche la vulvodinia, patologia che colpisce la donna, ancora poco nota e quindi sottodiagnosticata. I sintomi vengono descritti dalle donne come «un bruciore e dolore vulvare, quindi nella regione genitale e dell’ultimo tratto urinario» spiega Daniele Grassi, uroginecologo presso l’Hesperia Hospital di Modena e presso il Centro del Pavimento Pelvico GynePro di Bologna. «Può essere sia un dolore spontaneo, cioè che la donna percepisce senza che la zona venga stimolata, sia un dolore provocato dalla stimolazione come avviene nel rapporto sessuale» (guarda qui come le donne descrivono i sintomi della vulvodinia).
Come si comportano gli uomini quando la donna ha questo tipo di problema?
«Il partner è molto rispettoso e molto attento in genere alla richiesta della donna di sospendere l’attività sessuale e quindi di vivere una sessualità in modo diverso» racconta il dottor Grassi. «Gli uomini sono preoccupati, sono attenti e premurosi, spesso accompagnano la partner dal ginecologo. Personalmente mi capita spesso di avere coppie che si rivolgono a me e credo che affrontare questo problema di salute della donna insieme, possa costituire un motivo di unione ulteriore per la coppia stessa».
Quindi è consigliabile andare insieme dal ginecologo?
«Assolutamente sì, sia perché la coppia possa vivere il percorso terapeutico insieme sin dall’inizio, sia perché alcune pratiche riabilitative come per esempio il protocollo Stanford prevedono che una parte riabilitativa possa essere insegnata al partner maschile che la può compiere sulla sua donna».
Che cos’è il protocollo Stanford?
«Rientra tra le terapie riabilitative che possono essere associate alle terapie farmacologiche nella cura della vulvodinia. Il protocollo Stanford si occupa di togliere quello stato di contrattura dei muscoli interni, quindi dei muscoli perivaginali che sono quelli disposti intorno alla vagina, che spesso accompagna queste condizioni. Si tratta dunque di un protocollo di riabilitazione volto a trattare l’ipertono muscolare» conclude il dottor Grassi.
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