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Mal di schiena? Colpa dei mobili

Sedia, materasso e cuscino scomodi sono i responsabili di lombalgia e cervicale nel 50% dei casi. Ecco come arredare la casa seguendo i criteri dell'ergonomia

Il corpo ti parla. I tuoi muscoli sono in tensione? Hai mal di schiena? Forse qualcosa non va nel tuo letto, nella tua seggiola da scrivania, nel tuo divano da cui guardi la tv. Osservali e rifletti: oltre che di tuo gusto, i tuoi mobili sono davvero comodi? Sono ergonomici? «Troppo spesso sediamo su seggiole disagevoli e mal progettate oppure dormiamo su materassi troppo morbidi o troppo duri», dice Rita Pagani, direttore del reparto di rieducazione funzionale del Centro traumatologico ortopedico di Milano. «Vuol dire che non diamo sostegni adeguati al nostro corpo e finiamo con l’assumere posizioni scorrette».

E che succede se riposiamo o ci sediamo male? «La cattiva postura  provoca contratture muscolari e dunque dolori più o meno forti, dalla cervicale alla lombalgia», risponde Pagani. «I dolori muscolo-scheletrici da posture non corrette, almeno nella metà dei casi, hanno origine nelle scelte di un mobilio dalle caratteristiche poco funzionali». Ecco perché le poltrone di casa e le scrivanie dell’ufficio dovrebbero essere creati per ossequiare i principi dell’ergonomia, ossia di quella scienza che coniuga design e salute.

Gruppo San Donato

Purtroppo, non sempre i progettisti pensano al benessere della schiena. Dimenticando concetti che sembravano assodati, come si legge in una rivista di architettura del 1869: «Il comfort, la comodità e l’adattamento alle molteplici necessità del corpo umano sono i principali fini che bisogna garantire nella costruzione di una seggiola». Ma anche in quella di un divano o di un letto. Ecco alcune regole da tenere presente per gli arredi di casa e che bisognerebbe pretendere anche in ufficio per evitare il mal di schiena. Con un principio innanzi a tutto, come spiega l’ortopedica: «È bene non rimanere a lungo nella stessa posizione, ma cambiare».

SEGGIOLA PER LA SCRIVANIA
Una buona sedia da scrivania permette di mantenere la posizione seduta comoda, evita l’affaticamento della muscolatura dorsale e, fondamentale, riduce il carico sui dischi intervertebrali, potenti ammortizzatori elastici formati da strati concentrici di tessuto e cellule cartilaginee. Consente inoltre di cambiare la posizione facilmente evitando torsioni e fornisce un buon supporto alla colonna vertebrale. Come? Lo spiega Cesira Macchia, ordinario di tecnologia dell’architettura alla facoltà di design del Politecnico di Milano: «L’altezza della sedia e del piano della tastiera dovrebbero essere regolabili: tra i 68 e gli 80 centimetri per il piano di lavoro a seconda dell’altezza di chi lo utilizza. L’avambraccio dev’essere parallelo al pavimento e le gambe disposte ad angolo retto. Per questa ragione le seggiole sono alte 45 centimetri, e lo sono da oltre un secolo, nonostante l’altezza media della popolazione sia aumentata considerevolmente. Quelle da scrivania dovrebbero essere regolabili in altezza da 42 fino a 55 centimetri, e anche lo schienale deve poter essere inclinato a seconda dell’utilizzo. Le ruote, in una postazione di lavoro ben progettata, consentono spostamenti minimi ma necessari e rapidi, mentre la colonna mantiene la posizione corretta».

POLTRONA E DIVANO PER IL RELAX
Come devono essere una poltrona ergonomica o un divano anti mal di schiena in cui rilassarsi per leggere o guardare la tv? «Dovrebbero essere ideate in modo che ci si possa sdraiare rispettando l’allineamento del tratto cervicale e lombare, assecondando il corpo», spiega Pagani. Insomma, bisogna che la testa abbia una sua base, cosa che non sempre succede nei divani. Bene se al mobile è collegato un poggiapiedi, per far riposare le gambe e facilitare la circolazione sanguigna. «Lo schienale e la seduta dovrebbero essere basculanti, cioè dovrebbero poter indietreggiare e avanzare leggermente, per permettere un certo movimento anche quando si rimane in posizione seduta», continua Pagani.

MATERASSO
«Un materasso deve fornire adeguato sostegno attraverso doghe o rete, ed evitare nel contempo infossamenti causati da materiali troppo soffici», dice Pagani. Dimentica però il materasso ortopedico di una volta, duro come una tavola di legno. Si è scoperto che fa male alla schiena. L’ha rivelato uno studio clinico pubblicato sulla rivista The Lancet: il materasso migliore è quello di media rigidità perché asseconda le curve fisiologiche della spina dorsale e permette sonni ristoratori anche a chi soffre di lombalgia. I giacigli troppo duri o al contrario troppo morbidi possono causare un irrigidimento della muscolatura vertebrale e, dunque, dolore al risveglio. Leggi quali sono i materiali e l’altezza migliori, come si sceglie il materasso al negozio, ogni quanto va cambiato.

CUSCINO
Un cuscino per riposare durante la notte non deve mai essere troppo alto, perché porterebbe il collo, e dunque il tratto del rachide cervicale, in una posizione innaturale. Ma neppure troppo basso, perché se dormi in posizione supina sarai costretto a piegare il capo all’indietro, tenendo in tensione le vertebre e i muscoli del collo. Scopri le differenze tra i vari modelli ortopedici, i materiali migliori e i consigli per la manutenzione dei cuscini.

LA CUCINA
La cucina è uno degli ambienti più complessi da progettare. «Le disposizioni non sono mai casuali», spiega Macchia. «Che si tratti di un modello lineare, angolare oppure a U, le cucine sono studiate per far risparmiare tempo nei movimenti tra lavello, piano di cottura, frigorifero. Andrebbero studiate pensando che i pensili possano essere raggiunti da ogni componente della famiglia, considerando differenti altezze tra uomini, donne e bambini. Una volta le cucine erano grandi e non contenevano elettrodomestici, oggi sono molto più piccole e sono diventati piccoli laboratori attrezzati. Per questo devono essere spazi razionali e sicuri: è in cucina che avviene la maggior parte degli incidenti domestici. In cucina ogni spigolo dovrebbe essere arrotondato e i pensili collocati in maniera che anche una persona non giovanissima possa accedervi senza sforzo. Poi, le profondità: tradizionalmente i mobili sono sempre stati di 60 centimetri, ma cominciano a essere di 80. Questo è possibile perché siamo diventati più alti e abbiamo braccia più lunghe: la maggiore profondità a terra consente di abbassare i pensili, che sono in posizione più ergonomica».

LA LUCE
Lavorare e leggere con la luce naturale sarebbe la soluzione migliore. «Mentre la peggiore scelta è il neon, illuminazione incostante e non lineare che disturba la vista con uno sfarfallio che, anche se non visibile, l’occhio registra», spiega Paolo Nucci (puoi chiedergli un consulto), direttore della clinica oculistica universitaria dell’ospedale San Giuseppe di Milano. «La luce, su qualsiasi piano di lavoro, dovrebbe essere diffusa in maniera uniforme e non diretta in un punto, inoltre gli occhi non devono mai essere vicini a lampade che emanano calore, come le alogene. Il disturbo più comune collegato a una cattiva illuminazione è la dislacrimia, un’anomalia del film lacrimale, un’alterazione nella qualità delle lacrime che rende l’occhio venato e arrossato». Sono svariati i disturbi della vista legati alla cattiva illuminazione: bruciore, secchezza, visione annebbiata, visione sdoppiata, stanchezza alla lettura. «La scarsa luce, invece, genera difficoltà accomodative», continua Nucci. «In assenza di un’illuminazione sufficiente l’occhio continua a dilatare la pupilla, comportandosi come una macchina fotografica in cui si apre il diaframma». C’è un’illuminazione indicata per ogni stanza: ecco i suggerimenti di Gianni Forcolini, docente di cultura e progetto della luce alla facoltà del design del Politecnico di Milano e autore del libro Luce per la casa (Hoepli).
Salotto. La sera, per guardare la tv, va bene una luce diffusa e di tonalità calde. Per leggere, colloca una lampada di fianco al divano e dirigila verso il libro. Se desideri un’illuminazione da conversazione, indirizza il fascio luminoso verso l’alto.
Cucina. Serve una luce generale a soffitto, diffusa, che permetta di vedere con facilità negli armadi e nei pensili, e un punto luce sopra il tavolo per illuminarlo e dargli importanza quando si è a pranzo o a cena.
Camera. No a una luce forte: si tratta di una stanza dove l’illuminazione artificiale si usa poco e dove bisogna rilassarsi, in modo da conciliare il sonno. Vanno bene luci calde, che somigliano a quelle di una candela.
Studio. Posiziona la scrivania in modo che la luce, naturale o artificiale, provenga sempre dai lati. In generale, per gli ambienti dove si lavora sono indicate le luci fredde, simili alla luce del sole in un mattino terso.
Anna Tagliacarne – OK Salute e benessere

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