Ritenzione idrica, cattiva circolazione e gonfiori alle gambe me li porto dietro da tempo. Con tutti gli effetti collaterali: pesantezza e tendenza alle vene varicose. Speravo, ingenuamente, che con il tempo il problema si sarebbe attenuato da sé. Invece, un anno e mezzo fa la situazione è degenerata.
Di mattina, lo specchio mi rimandava l’immagine del mio sedere ingombrante come quello di Jennifer Lopez, ma nell’arco della giornata poi recuperavo le mie solite forme. Onestamente, però, non ci davo peso: pensavo che il gonfiore fosse conseguenza di un’alimentazione disordinata, dell’uso quotidiano di tacchi e dei frequenti viaggi in aereo. Così continuavo a praticare pump, corsa e step con un personal trainer per ben tre volte alla settimana, nonostante mi costasse enorme fatica psicologica andare in palestra.
Mi sono preoccupata solo quando ho iniziato a leggere la paura sul volto del mio fidanzato di allora, dopo mesi che insisteva perché facessi un controllo. Per conoscere le cause dei miei gonfiori, lo specialista prima mi ha prescritto gli esami del sangue, che non hanno rilevato alcuna anomalia, e poi l’ecodoppler, una sorta di ecografia non invasiva che permette di studiare e monitorare arterie e vene.
Se ripenso a quella visita, ancora mi vengono i brividi. Il medico era un tipo presuntuoso, arrogante, nervoso e brusco. Sensibile come un robot, mi disse che la situazione era catastrofica: entrambe le valvole delle vene safene erano incontinenti. In parole semplici, soffrivo di insufficienza venosa ed ero a rischio trombosi. Secondo lui, avrei dovuto immediatamente dimenticare tacchi e ballerine, cominciare fin da subito a indossare calze a pressione 24 ore su 24 e farmi una puntura di eparina in caso di viaggi in aereo!
Vi potete immaginare il mio stato d’animo dopo quella visita. Disperata, sono uscita dallo studio in lacrime e ho chiamato mio padre. È stato lui a suggerirmi di rivolgermi al nostro medico di famiglia, in Trentino, che ha ridimensionato la gravità del problema e mi ha spiegato che il gonfiore era accentuato da più fattori.
Non solo l’alimentazione, per esempio, ma anche lo sport. Chi soffre della mia patologia dovrebbe evitare attività troppo impegnative. E devo dire che mi è bastato eliminare le tanto odiate lezioni di pump e step sostituendole con bicicletta e lunghe camminate per riscontrare notevoli miglioramenti (leggi qui i consigli di Giovanni Battista Agus)
Da allora, inoltre, curo la mia dieta: cerco di limitare grassi, pasta bianca e zuccheri raffinati. Per colazione, mangio in genere una fetta di pane abbrustolito, per lo più accompagnato da prosciutto o uova sode. A pranzo mi preparo un secondo con un po’ di verdura e di frutta, mentre a cena, se sono a casa, mi limito a una macedonia con lo yogurt o al caffelatte (quest’ultimo rigorosamente di soia) con fette biscottate. Mi piace mangiare in modo frugale e andare a letto con lo stomaco leggero, perché diversamente la mattina avverto pesantezza alle gambe.
Non è tutto: per alleviare i sintomi dell’insufficienza venosa il medico mi ha consigliato di evitare le scarpe piatte e di dormire con le gambe leggermente rialzate. Inoltre mi ha prescritto una compressa a base di diosmina da assumere tutti i giorni. Ebbene, con questi accorgimenti nel giro di poche settimane i gonfiori sono scomparsi e non ho più avuto problemi.
Questa esperienza mi ha insegnato a prendermi cura di me stessa e ad ascoltare di più i segnali del mio corpo, a livello fisico ed emotivo. E vorrei dare un consiglio ai lettori di OK: quando qualcosa non va, rivolgetevi sempre a un medico di fiducia.
Claudia Andreatti
Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere dicembre 2015
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