Caterina Balivo, conduttrice televisiva di programmi Rai di successo come Detto fatto, Unomattina e Festa italiana, nel 2009 ha dovuto affrontare un improvviso calo della voce. La colpa? Un edema alle corde vocali, che col tempo ha dato origine a due polipi. Per questo Balivo è stata operata alla gola. Ecco la sua confessione.
Un edema sulla corda vocale destra: è questa la diagnosi dell’otorinolaringoiatra dopo avere ispezionato la mia gola. Ecco perché la mia voce cambiava di continuo! A volte roca, altre un po’ nasale come quando si è raffreddati, altre ancora perfettamente normale.
Il primo sintomo si era manifestato una sera d’inverno di quasi sei anni fa, durante un concerto del violinista Uto Ughi, al termine del quale ero quasi completamente afona. Ho pensato a un banale colpo d’aria: mi sarebbe bastata una camomilla con il miele e una buona dormita. E invece no, l’indomani mattina la mia voce non era tornata. Come avrei potuto condurre le mie due ore di Festa italiana su Raiuno?
Mi sono precipitata in ospedale, dove mi hanno praticato un’iniezione di cortisone, ma non avevo tempo di fermarmi per una visita: alle 14 partiva la diretta.
Soltanto qualche giorno dopo, un nuovo calo di voce. Mi sono decisa a fare una visita specialistica, sentendomi dire che non c’era nulla di cui preoccuparsi, dovevo soltanto non sforzare troppo le corde vocali. Impossibile, visto il mio lavoro. E quando dopo qualche mese è sparita la voce per la terza volta, un nuovo specialista ne ha finalmente individuato la causa: edema sulla corda vocale destra. Vale a dire, un rigonfiamento dovuto a versamento di siero del sangue, che impedisce alle corde di vibrare correttamente, provocando disturbi alla voce.
Avrebbe potuto riassorbirsi spontaneamente, se solo non avessi fatto questo mestiere. Ma i «se» nel mio caso non servivano, quindi il medico mi ha consigliato di sottopormi a lunghe e regolari sedute di logopedia. Ho accettato al volo. Qualunque cosa pur di non finire sotto i ferri. Che posso farci, le incisioni mi terrorizzano. Poco più di un anno fa, quando è nato mio figlio Guido Alberto, ho sopportato 12 ore di travaglio seguito da un parto naturale pur di non farmi fare né anestesia né cesareo. Per fortuna è andato tutto bene, grazie anche al prezioso aiuto di Maurizio Bini, ginecologo al Niguarda di Milano.
Così, da brava paziente, mi sono sottoposta alle sedute di logopedia ogni mattina, facendo esercizi di lettura lenta, di respirazione, imparando a usare il diaframma, quel muscolo che si trova alla bocca dello stomaco. Quando non si parla di diaframma, si sforzano le corde vocali. Io mi impegnavo, tanto più che, proprio in quel periodo, il mio lavoro in tv raddoppiava: al programma pomeridiano si aggiungeva la conduzione dello show settimanale in prima serata Dimmi la verità.
Purtroppo, la logopedia non bastava più. Affrontavo ogni puntata del serale con un’iniezione di cortisone. E durante gli stacchi pubblicitari ingoiavo cucchiaini di miele per lubrificare le corde vocali. Fino a quando qualcuno mi ha consigliato di rivolgermi a un otorinolaringoiatra francese, il professor Jean Abitbol, che si è occupato di colleghi e cantanti come Pippo Baudo, Al Bano e Katia Ricciarelli.
Ho ottenuto un appuntamento con lui e sono volata a Parigi, nel suo studio. Ma la sentenza è stata dura per me: l’intervento ormai era inevitabile. Perché nel frattempo l’edema era degenerato e io mi ritrovavo due polipi. L’otorino mi ha concesso di portare a termine la stagione televisiva, tamponando nel frattempo con rimedi naturali ed eliminando il cortisone: due inalazioni giornaliere con olio essenziale di eucalipto, mattina e sera, per idratare la corda vocale, e granuli di arnica da sciogliere sotto la lingua. Stop alle sigarette, ovviamente, nonché a ogni tipo di alcolici.
Nel luglio del 2009 ho affrontato l’intervento. Terrorizzata alla sola idea di poter perdere, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto, il mio strumento di lavoro, la voce. L’operazione è stata semplice anche se molto delicata: con il laser e in anestesia totale. È riuscita perfettamente. Dopo un paio di giorni sono tornata a casa, messa alla prova da un compito non facile: dieci giorni di silenzio totale per far riposare la corda operata. Servono tutti, quei dieci giorni, per non pregiudicare l’esito dell’intervento. Con l’aiuto di una lavagnetta con cui esprimermi ho ricevuto gli amici a casa, sono andata in palestra, ho chiesto informazioni per strada. Era stressante ma anche divertente.
Da allora mi tengo sotto controllo con visite annuali dal professor Abitbol, che ultimamente ho anche trasformato in romantici weekend parigini con il mio compagno. Non tutti i mali vengono per nuocere: ho smesso definitivamente di fumare, ho imparato a parlare di diaframma e soprattutto non urlo più, neanche quando mi arrabbio. E questo fa bene pure al mio spirito.
Caterina Balivo (confessione raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e benessere di settembre 2013)