Le basi del futuro si mettono quando si è piccoli, fino ai sei anni di vita: è questo il periodo più importante per diventare, domani, adulti indipendenti, socievoli e positivi. Il merito è tutto del corretto accudimento ricevuto nell’infanzia e per conoscere meglio quali sono gli strumenti necessari per realizzarlo abbiamo parlato con Anna Oliverio Ferraris, professore ordinario di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma e psicoterapeuta (puoi chiederle un consulto). È autrice del libro “Crescere. Genitori e figli di fronte al cambiamento” (Raffaello Cortina, Mi). È stata membro della Consulta qualità della Rai e del Comitato nazionale per la bioetica.
Secondo un recente studio americano gli effetti di un adeguato accudimento nei primi tre anni di vita persistono anche nell’età adulta. Che cosa ne pensa in merito?
Questa ricerca conferma ciò che sappiamo da molto tempo: un corretto accudimento nei primi anni di vita dona al bambino gli strumenti di base per affrontare il mondo, per facilitare la socializzazione e per instaurare legami affettivi solidi. Non soltanto quando è piccolo, ma anche negli anni a venire.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli orfani erano numerosi e gli studi si sono rivolti a evidenziare le carenze affettive e cognitive di questi bambini: quelli che non avevano trovato un sostituto dei genitori apparivano insicuri e bloccati sul piano dei sentimenti. Anche i bambini cresciuti nei campi di concentramento presentavano problematiche analoghe, tra di loro erano uniti, ma non si fidavano degli adulti.
I primi sei anni di vita sono importanti perché in questo periodo il cervello è molto plastico e recettivo, il bambino apprende con facilità se adeguatamente stimolato. E nei primi tre anni si forma il legame di attaccamento, fondamentale, verso la madre e verso gli altri famigliari come padre, fratelli, nonni ma anche nei confronti di sostituti dei genitori.
Che cosa si intende per accudimento corretto?
L’insieme delle cure necessarie a un adeguato sviluppo. L’accudimento deve stimolare l’area emotiva, affettiva, della socializzazione, cognitiva e motoria. La presenza della madre, che risponde in modo positivo ai segnali inviati dal figlio, il senso di sicurezza trasmesso al bambino sono fondamentali per fargli maturare fiducia in se stesso e negli altri. L’accudimento lo fa sentire forte e anche se è lasciato da solo per un po’, al nido o alla scuola materna, sa che non è stato abbandonato: questo gli permette, in futuro, di saper star solo e di rendersi man mano indipendente.
Se il bambino è esposto agli stimoli adeguati per l’età, se è lasciato libero di esplorare il mondo, di sbagliare e correggersi imparerà più facilmente a fronteggiare le difficoltà. L’accudimento corretto trasmette un senso di sicurezza che pone le basi per intraprendere, avere fiducia nelle proprie capacità e non scoraggiarsi facilmente.
Quali problematiche possono insorgere se il bambino non ha avuto l’accudimento necessario?
Al di là delle differenze individuali, che pure sono importanti, un clima famigliare favorevole incoraggia l’apertura verso il mondo e la socievolezza. Questo perché il bambino interiorizza il senso di sicurezza e di fiducia che gli è stato trasmesso, necessario per imparare, sperimentare il linguaggio e la motricità. Se questa fase è venuta a mancare, lo sviluppo sarà più lento e faticoso. Lo si può notare ad esempio nei casi di bambini cresciuti in orfanotrofio: senza i giusti stimoli a 8 anni possono essere, per alcuni aspetti dello sviluppo, come bimbi di 2 o 3 anni. Se però il bambino riceve le cure adeguate, ha modo di recuperare e può sviluppare un legame di attaccamento, allora è possibile una ripresa. Se invece queste carenze non sono state colmate, negli anni successivi potrà avere difficoltà nei rapporti con gli altri, non saprà contare su stesso e avrà bisogno costante di appoggiarsi agli altri.
Quali sono gli errori da evitare?
Ci sono genitori frettolosi, distratti, assenti anche quando sono presenti o che hanno loro stessi delle insicurezze. Indifferenza e trascuratezza non aiutano i bambini a crescere. D’altro canto i genitori iper protettivi, che non permettono mai al figlio di cavarsela da solo, pronti a intervenire continuamente e a risolvere tutto al posto suo non consentono al bambino di provare e avere il piacere di riuscire. L’adulto ansioso, sempre timoroso che possa accadere qualcosa di brutto trasmette al figlio insicurezza. I bambini hanno un approccio giocoso con il mondo e temere continuamente il pericolo, anche quando non c’è, non li aiuta. Lo sviluppo è un cambiamento continuo e l’adulto deve saper comprendere le esigenze che via via si presentano, sia di protezione che di autonomia.
È soltanto la figura materna responsabile di questo processo?
Il bambino ha bisogno di sentirsi amato e protetto, certo la madre è la figura generalmente più presente, ma se non fosse presente o adeguata allora occorre un’altra figura capace e responsabile. I bambini hanno una mente concreta, sanno di che cosa hanno bisogno e lo cercano dove possono trovarlo. Un tempo le famiglie erano numerose e i genitori non avevano tempo di badare a ogni figlio singolarmente, così il bambino identificava in una zia, uno zio o in un fratello maggiore la figura di riferimento che si poteva prendere cura di lui.
Anche Obama, il presidente degli Stati Uniti, è cresciuto senza padre che ha poi conosciuto quando aveva 18 anni. Ha dichiarato di essere rimasto deluso da questo incontro e che per lui la figura paterna era suo nonno, che lo aveva cresciuto. Obama avrà forse desiderato da bambino di avere un padre come i suoi compagni, ma nonostante questa mancanza è diventato il presidente degli Stati Uniti!
26/01/2015