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Un pizzico di curcuma contro diabete e obesità

Questa spezia usata anche nella medicina ayurvedica potenzia gli effetti della dieta migliorando gli esami del sangue: lo dimostra uno studio italiano

Aggiungete un pizzico di curcuma alle vostre pietanze: ci guadagnerete in gusto e salute. Questa coloratissima spezia, infatti, è in grado di potenziare gli effetti della dieta migliorando diversi parametri del sangue collegati a malattie come il diabete e l’obesità. A dimostrarlo sono i primi risultati di uno studio italiano condotto da Rolando Alessio Bolognino, docente del master in Scienze della Nutrizione e Dietetica Clinica dell’Università Sapienza di Roma e responsabile del servizio Nutrizione Preventiva del Presidio Prevenzione Oncologica SIRP.

La curcuma, originaria dell’Asia sudorientale, è usata da secoli nella medicina ayurvedica per le sue proprietà antitumorali, antinfiammatorie, antisettiche e antiossidanti dovute al principio attivo della curcumina.

Gruppo San Donato

Partendo proprio dalla correlazione tra infiammazione, obesità e diabete, i ricercatori hanno provato a testare l’efficacia della spezia su 200 pazienti obesi affetti da diabete di tipo 2: cento di loro sono stati sottoposti ad una specifica dieta, mentre gli altri cento, oltre alla dieta, hanno anche assunto quattro volte al giorno 4 capsule contenenti ognuna 300 milligrammi di curcumina, unita al 5% di piperina, molecola attiva del pepe nero che potenzia l’effetto della curcumina.

A distanza di un anno, tutti i pazienti avevano fatto registrare un miglioramento degli esami del sangue grazie alla dieta. Quelli che avevano assunto regolarmente curcuma, però, avevano ottenuto i risultati migliori: la proteina C reattiva (elevata in presenza di neoplasie) era scesa del 36% a fronte del 31% di chi era stato solo a dieta; l’emoglobina glicata (indicatore del diabete) era scesa del 28% rispetto al 23% del gruppo di controllo; l’interleuchina 6 (rilasciate durante l’infiammazione cronica e nota per stimolare proliferazione delle cellule tumorali) si era ridotta del 26% rispetto al 19%; infine il colesterolo era calato del 21,5% rispetto al 18% del secondo gruppo di pazienti.

«L’infiammazione è alla base dell’obesità e terreno di crescita di moltissimi tumori», commenta Bolognino, che è membro dell’Associazione Ricerca e Terapie Oncologiche Integrate (ARTOI). «Questo studio – aggiunge – apre quindi la porta ad applicazioni anche nella ricerca verso terapie oncologiche che integrano quelle convenzionali con sostanze naturali».

11/08/2015

 

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